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«Retesalute e teleriscaldamento sono due scelte politiche qualificanti»

Germano Bosisio sui temi di attualità

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Ci sono questioni che per la loro importanza ed esemplarità costituiscono dei veri e propri "banchi di prova" per interi Territori.
Retesalute e TLR appartengono a questa categoria.
E vi appartengono non solo perché entrambe sono caratterizzate da “impegni economici” a 6 zeri ma soprattutto perché rappresentano occasioni privilegiate per qualificare o meno il tessuto socio-economico delle Collettività territoriali : vere e proprie " cartine tornasole" che denotano la loro cultura politica e sensibilità sociale.
Dando per scontata l'importanza, ai fini valutativi, di analizzare i vari e complessi aspetti che ne caratterizzano le rispettive condizioni e funzioni, sottolineo che spesso anche le disamine apparentemente più complicate, ovviamente comunque sempre da praticare, non possono non essere alla fine ricondotte a semplici ed essenziali valori Politici ( quelli con la P maiuscola) che ne configurano le scelte di fondo.
La sopravvivenza di Retesalute, per il modello che la contraddistingue ( Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico di " proprietà" di 27 Comuni soci del Meratese-Casatese- Oggionese nel campo delicatissimo dei servizi integrati alla Persona e alla famiglia) non può non costituire una vera e propria "scelta di campo".

Scelta di campo che evidenzia  la qualificante concezione che si ha della gestione delle cosiddette politiche socio- assistenziali : in buona sostanza si disvela se si crede o meno alla “mission” di una gestione pubblica dei servizi relativi ai Beni Comuni Primari, quali la Salute, l'Ambiente, l'Acqua, ecc. ecc.

Gestione che si caratterizzi ovviamente in forme coerenti che garantiscano efficienza, efficacia ed economicità ma al contempo, ed è qui l'elemento dirimente, tenute fuori, per loro stessa natura, dalle logiche di mercato e del profitto. Oppure, invece, se tale gestione debba, in svariati modi e forme, essere svolta secondo logiche private e “privatistiche”,  comprese quelle configuranti le cosiddette società pubbliche di diritto privato come ad esempio le SpA.
Sta soprattutto in questo la "scelta di campo" che si ha di fronte nel tenere in vita e rilanciare Retesalute o all'opposto liquidarla/chiuderla!

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La stessa "scelta di campo" che del resto ha connotato nei precedenti anni le politiche  pubbliche sanitarie e socio-assistenziali  nazionali, e soprattutto della Regione Lombardia, i cui effetti d'impoverimento e snaturamento complessivo sono sotto gli occhi di tutti anche rispetto alla gravissima pandemia ancora in corso.

Affidare al privato o al “privatistico” (società, imprese, aziende di diritto privato) settori essenziali del nostro vivere civile e sociale li espone comunque a rischi conclamati di snaturamento della propria strutturale funzione perché il Mercato, per sua specifica strutturazione, deve saper produrre utili e quindi rischia di far sviare dalla “mission” costitutiva dei servizi ad esempio alla Persona.

Del resto, ed in aggiunta, lo capirebbe anche un bambino che a parità di efficienza il “Pubblico” sarebbe più “risparmioso” del “Privato”, proprio perché non deve “costitutivamente” produrre utili ma “solo“ assolvere ad una funzione “sociale”.

Ecco, non solo a mio parere, una delle ragioni principali per cui i nostri Amministratori Pubblici  (compresi quelli di Oggiono, in cui risiedo) non solo dovrebbero avere a cuore la sopravvivenza di  Retesalute ma anche un suo convinto rilancio, ben al di là della pur complicata ma contingente situazione attuale.

Il concetto di funzione pubblica e sociale, e soprattutto l'implementazione di adeguate forme tutelative e promozionali di un vero interesse collettivo, dovrebbe stare  pure all'origine di un no, senza se e senza ma, al progetto di Teleriscaldamento, ormai in via di definitiva valutazione da parte degli organi rappresentativi di Silea, società per Azioni di “proprietà” dei Comuni della provincia Lecchese, che gestisce il ciclo integrato dei Rifiuti.

Senza spendere ulteriori argomentazioni, ormai sviscerate da molti in più occasioni e contesti, anche per questa scelta, lo capirebbe anche un bambino, sarebbe preferibile recuperare al massimo la materia anziché distruggerla, bruciandola.

Come riconoscere , se si fosse intellettualmente onesti, che il protrarsi di vari tipi di combustione, comunque sia inquinanti e climalteranti, fa a pugni con le altisonanti dichiarazioni di promozione della “sostenibilità ambientale”, specie per impianti che potrebbero essere dismessi in tempi relativamente brevi. Impianti, come l'inceneritore di Valmadrera, che sono, come risaputo, tra le maggiori fonti emissive provinciali di Co2  ( a solo titolo d'esempio : occorrerebbero milioni di alberi per “compensare” queste emissioni). Il tutto reso ancor più stridente dalla immediata praticabilità di percorsi e modelli alternativi realmente virtuosi (da vari punti di vista) , quali l'opzione conosciuta come “Rifiuti Zero”, applicati da tempo e con successo in vari altri Territori.

Si predica tanto, a tutti il velli,  la “transizione ecologica” ma si continua da noi, anche attraverso l'alibi del Teleriscaldamento, a praticare “la combustione distruttiva e/o climalterante” ?

Ecco quindi come questioni apparentemente disgiunte (la possibile chiusura irreversibile di Retesalute – suggerirei peraltro di leggere l'accorato appello dei suoi dipendenti – e la possibile implementazione del Teleriscaldamento) sono invece intrinsecamente collegate tra loro.

Si tratterebbe semplicemente di avere una visione Politica di lungo respiro, ma di immediata attivazione, che anteponga l'effettivo interesse collettivo alle logiche ed alle convenienze, di varia natura, del momento.

La stessa lungimirante e coerente visione che, per fare un altro esempio, dovrebbe contraddistinguere le scelte  incombenti  sul Monte Magnodeno a Lecco.

Sapranno i nostri rappresentanti istituzionali tener doverosamente conto delle molteplici e variegate istanze partecipative provenienti “dal basso” e dar coerente attuazione alle loro (dei rappresentanti istituzionali) più volte ostentate sensibilità ambientali e sociali ?

A tutti vigilare!

Germano Bosisio

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