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Cronaca Mandello del Lario

Il commosso addio all'alpino Poletti: "Fare del bene era nel Dna di Uccio"

I funerali a Mandello, le commosse parole della moglie: "Sei stato un grande marito, un grande papà e un grande nonno. I suoi alpini sono stati la sua seconda famiglia"

La bandiera a mezz'asta, la sua fotografia presso la sede degli Alpini a Mandello del Lario nell'ambito di quella festa che i commilitoni in accordo con la famiglia stessa, hanno tenuto sabato e domenica scorsi, come da programma. Senza Giuseppe "Pinuccio" Poletti, che di questi eventi tanti ne aveva vissuti e a tanti aveva partecipato attivamente come è sempre stato nel suo stile.

Uccio ha lasciato tutto qui, provocando ai famigliari e agli amici “una lacerazione nel cuore” come ricordato nell'omelia della messa ai funerali celebrati da don Feliciano Rizzella. Lo stesso officiante che al rito tenutosi nella chiesa del Sacro Cuore, lunedi 27 giugno alle 15, ha più volte fatto riferimento ad alcuni passi della Preghiera dell'Alpino. Orazione letta in chiesa dal capogruppo Claudio Bianchi. All'indirizzo della Penna Nera Pinuccio che sempre con umiltà e spirito di dedizione non ha mai pronunciato un “No” a delle richieste ad impegnarsi in questa associazione d'arma, per lui la seconda casa, la seconda famiglia.

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Fare del bene disinteressatamente, mettere la propria persona al servizio del prossimo era nel Dna dell'alpino Uccio. Poletti era amato e stimato da tutti, anche al di fuori dell'ambito associativo. Il suo essere persona così disponibile costituisce una grande eredità morale consegnata ai nipoti alle nuove generazioni a trarre continuità alle piccole, ma grandi cose della vita.

Un'esistenza che ci mette di fronte a questi distacchi che non vorremmo mai incrociare lungo il nostro cammino. Purtroppo la cruda realtà ci si presenta irrimediabile. “Su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne”... dal canto Signore delle cime a risuonare nella chiesa, colma di gente per l'ultimo saluto a Pinuccio. Poi, fuori sul piazzale del sacro edificio l'abbraccio degli Alpini, il suono con la tromba del silenzio fuori ordinanza, per l'ultimo saluto. Uccio avrebbe bollato queste esternazioni nei suoi confronti come una “esagerazione”.

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Eccessività che tale non è, esternata dalle parole lette in chiesa da amici a nome della figlia Chiara, e della moglie Gianna: "Con Chiara, Daniel, Gloria ed Alessia, ringrazio di cuore tutti per la vicinanza e l’affetto dimostrato. Il dolore che abbiamo provato è straziante e soffocante. Sapevo che Uccio era benvoluto da tante persone ma mai avrei pensato da cosi tante".

"I messaggi ricevuti, i ricordi letti, le vostre telefonate, le vostre visite per salutare Uccio e le tantissime persone presenti oggi dimostrano proprio quello che un amico alpino ha scritto a Chiara - Come fai a non voler bene a un uomo che, nelle  sua semplicità e nella sua umiltà si è sempre prodigato per gli altri?- Ha fatto di più tuo papà che tanta gente messa insieme. Tuo papà è un uomo del fare. Poche parole, tanti fatti. E’ sempre stato così - Uccio era così, sono pochissimi i no che ho sentito alle richieste di aiuto che chiunque chiedesse".

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"I suoi alpini sono stati la sua seconda famiglia, li ringrazio di cuore tanto perché anche loro con noi hanno vissuto questi quaranta giorni strazianti e mi sono stati molto vicino. Sei stato un grande marito, un grande papà e un grande nonno. Eri orgoglioso  nel vedere che i tuoi nipoti stavano crescendo con tutti i tuoi valori che hai insegnato loro, sei stato un gande esempio per tutti. Se oggi potresti dire la tua diresti: quanti manesc". Frasi, parole, tutte dirette alla memoria di un marito, di un padre, di nonno davvero speciale, che della Penna Nera ne aveva fatto ragione di vita, come esternato dal capogruppo Claudio Bianchi espressione del comune pensiero del sodalizio tutto.

(Si ringrazia Alberto Bottani per la collaborazione)
 

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