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"Montagna viva", il fascino di immagini fuori dal tempo

A Maggianico con Lumis Arte la mostra delle foto di Emilio Frisia

La forza della montagna unita al fascino di istantanee fuori dal tempo. Dal 15 aprile al 12 maggio, il circolo F.lli Figini di Maggianico ospiterà la mostra "Fuori dal tempo - Montagna viva" con fotografie di Emilio Frisia a cura di Lumis Arte. L'esposizione raccoglie alcune immagini realizzate da Frisia durante le sue escursioni alpinistiche. "Le foto esposte - spiegano gli organizzatori - sono una fonte di informazioni sulla vita della montagna nella sua totalità, ma sono anche l’occasione per il loro autore di dare forma alla sua sensibilità visiva, ampiamente descritta nei suoi celebri manuali dedicati alla fotografia della montagna". L’apertura della mostra Montagna viva si terrà sabato 15 aprile, alle ore 18. In quest’occasione sarà possibile incontrare il curatore Daniele Re e Franca Garuti, moglie di Emilio Frisia.

La mostra "Montagna viva" espone le fotografie di Emilio Frisia per la prima volta a Lecco, luogo frequentato dal fotografo durante le numerose escursioni in Grigna e sul Resegone. Questa è anche l’occasione per riscoprire la vita avventurosa e il pensiero critico di un autore di notevole importanza nel panorama culturale degli anni Sessanta e Settanta, che ha svolto un’intensa attività divulgativa attraverso la pubblicazione di libri (Come fotografare in montagna, 1967) e articoli su riviste.

Non a caso le sue fotografie furono commentate da letterati del calibro di Dino Buzzati e pubblicate su importanti riviste come "Le vie d’Italia. Rivista mensile del Touring club Italiano". La mostra condurrà i visitatori in un viaggio attraverso i diversi ambienti montani e le presenze che li abitano, siano esse persone che falciano il fieno, mucche al pascolo o lumache rintanate nei loro gusci, alberi solitari o prati sferzati dal vento, cascate, ghiacciai e fossili. Una sezione della mostra è dedicata all’alpinismo, attività praticata in prima persona dal fotografo, dove ampi paesaggi innevati si alternano alle piccole figure umane che li animano.

Dal Resegone al Monte Bianco, dalla Val Masino alla Val Malenco

Particolare attenzione verrà riservata alle fotografie di Emilio Frisia dedicate alle montagne lombarde e del nord Italia, dal Resegone al Monte Bianco, dalla Val Masino alla Val Malenco, per citare solo alcuni esempi. Con le fotografie dedicate alle tracce della vita in montagna, Frisia orienta la sua poetica verso l’intimità del rapporto tra l’essere umano e ambiente montano. Egli racconta una storia di forme, luci e atmosfere che colgono la vita propria della montagna, che si manifesta negli elementi naturali che la compongono: un racconto lontano dal nostro tempo, colto da uno sguardo semplice e chiaro, caratteristico della seconda metà del Novecento.

Una foto della mostra.

L’esposizione "Montagna viva" rappresenterà così la perfetta terza tappa della rassegna Fuori dal Tempo, ideata da Lumis Arte, che si concluderà con la mostra personale di Sara Invernizzi (13 maggio - 9 giugno). "Questa mostra nasce per perseguire uno degli obiettivi fondativi dell’associazione di Lumis Arte, ovvero quello di conservare e valorizzare gli archivi di artisti e fotografi che, altrimenti, rischierebbero di venir dimenticati. L’Associazione Lumis Arte è felice di condividere questo progetto curatoriale ed espositivo con il circolo Figini di Maggianico, che per questa speciale occasione verrà utilizzato in entrambe le sue sale allestitive, al fine di ospitare nel miglior modo le 70 fotografie di Frisia che verranno esposte in mostra".

La biografia di Emilio Frisia

Emilio Frisia (Merate, 1924 - Milano 2004), figlio del pittore Donato Frisia, trascorre la giovinezza a Merate e nel 1937 si trasferisce con la famiglia a Milano, dove frequenta il liceo classico Parini. Qui si laurea in Lettere all’università Statale (1948) e inizia a fotografare durante le escursioni alpinistiche. L’interesse per la montagna e l’arrampicata lo porta negli anni successivi ad affrontare numerose ascese, tra cui la Sua della Noire e la cresta Peuterey del monte Bianco. Da alpinista percorre numerose vie a partire proprio dalle Grigne, le montagne da lui più frequentate e amate, dove conosce Carlo Mauri e Riccardo Cassin. L’interesse per la montagna e l’arrampicata lo portano negli anni successivi ad affrontare numerose ascese, tra cui il Gran Paradiso, il Gran Combin, il Delfinato, il Monte Rosa, il Cervino, il Monviso, la Val Masino e la Val Bregaglia, la Val Malenco e l’Engadina.

Nel 1954 compra la sua prima macchina fotografica, con la quale immortala le sue escursioni in montagna, e negli anni successivi pubblica i primi libri fotografici. Già negli anni ’60 Frisia è considerato un modello per la fotografia di montagna, sia nella tecnica sia nei contenuti. La sua conoscenza della lingua russa permette a Frisia di viaggiare nell’Urss, dove scala e fotografa le montagne del Caucaso e del Pamir. Negli anni successivi insegna fotografia all’Umanitaria di Milano (1962-1971), grafica pubblicitaria all’istituto professionale femminile Santa Caterina da Siena (1972-1979) e all’istituto statale d’Arte di Monza (1979 1991).

Un'immagine della mostra di Frisia.

In questi anni sperimenta la manipolazione grafica della fotografia in camera oscura. In particolare realizza delle solarizzazioni su pellicola fotomeccanica per ridurre l’immagine al tratto grafico; in questo processo rielabora le fotografie dedicate a Floriano Bodini. Altro grande interesse di Frisia è la didattica, che all’interno di una scuola di design deve sempre tenere in considerazione il rapporto tra arte e scienza, quindi dare spazio alla sperimentazione. L’esperienza dell’insegnamento è vissuta come fonte di continue scoperte e ricerca di nuovi stimoli per sé e per gli alunni: un modo per tenere sempre attiva la propria creatività e continuare a imparare, in primis dagli allievi.

Le immagini di Frisia manifestano una profonda conoscenza della montagna e della fotografia, che si concretizza in una visione precisa e consapevole. Una modalità di dare forma al mondo tipica degli anni ’60 e ’70, che oggi sembra intrisa di stupore e nostalgia. Alla conoscenza fisica del paesaggio e a quella antropologica degli insediamenti si aggiunge la possibilità interpretativa ed espressiva individuale, realizzata con gli strumenti artigianali della fotografia analogica. Un modo di fotografare caratteristico dei reportage di quegli anni che hanno descritto l’Italia rurale, il cambiamento della società con il boom economico o le esplorazioni nei paesi lontani.

La locandina della mostra con le fotografie di Emilio Frisia.

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