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I dati

Lecco, l'acciaio ha meno appeal? Esportazioni in calo

Il nostro territorio ha perso una posizione rispetto al 2021, pur rimanendo nella top 10 nazionale

Lecco è stata, nel 2022, la decima provincia italiana per export di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio, perdendo così una posizione nella classifica nazionale dei poli siderurgici rispetto al 2021. Questo nonostante abbia fatto registrare una crescita delle esportazioni in valore del 21,9%, salite a 1,10 miliardi di euro. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi siderweb, su elaborazione di dati Istat.

In particolare, spiega Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, “le esportazioni di altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio, che rappresentano il 55,3% del totale, sono aumentate del 18%, mentre le vendite all’estero di prodotti della siderurgia sono cresciute del 13,4% e quelle di tubi del 32,7%. Le vendite nei Paesi Ue, che incidono per il 72,1% sul totale, sono aumentate del 31,9%, mentre quelle nei Paesi terzi sono cresciute del 27,3%”.

In generale, è cresciuto del 23,8% l’export italiano di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio nel 2022, passando da 22,6 a 28,2 miliardi di euro. Una variazione positiva dovuta sostanzialmente all’aumento dei prezzi: le quantità sono infatti diminuite del 6%, passando da 17,3 a 16,2 milioni di tonnellate. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi siderweb su dati Istat.

L’export dei primi 20 poli siderurgici italiani è passato da 18,9 a 23,6 miliardi di euro, con un incremento del 24,2%. Variazioni positive significativamente più alte della media sono state registrate dai poli di Bergamo (+55,2%), Aosta (+51%), Terni (+42,1%), Vicenza (+35%), Milano (+30,7%), Brescia (+26,4%), Verona (+25,9%) e Mantova (+25,3%).

Export di prodotti siderurgici per provincia

Provincia

2022 (milioni €)

2021

(milioni €)

2008

(milioni €)

2022/21

Var.%

2022/08

Var.%

1

Brescia

3.038

2.404

1.979

26,4

53,5

2

Udine

2.537

2.117

1.514

19,7

67,6

3

Mantova

2.142

1.709

556

25,3

285,3

4

Cremona

1.969

1.616

801

21,8

145,8

5

Milano

1.711

1.309

1,786

30,7

-4,2

6

Vicenza

1.594

1.181

1.203

35,0

32,5

7

Terni

1.475

1.038

827

42,1

78,4

8

Bergamo

1.341

864

1.343

55,2

-0,1

9

Reggio Emilia

1.136

1.041

410

9,1

177,0

10

Lecco

1.102

904

654

21,9

68,5

11

Verona

1.044

829

344

25.9

203,5

12

Ravenna

973

871

464

11,7

109,7

13

Aosta

651

431

441

51,0

47,6

14

Monza e Brianza

473

392

*

20,7

*

15

Genova

464

373

274

24,4

69,3

16

Torino

427

367

670

16,3

-36,3

17

Forlì-Cesena

427

448

212

-4,7

101,4

18

Padova

425

386

192

10,1

121,4

19

Taranto

352

337

1.497

4,5

-76,5

20

Alessandria

311

377

431

-17,5

-27,8

Totale

23.592

18.994

15.598

24,2

51,3

Altri poli

4.408

3.631

4.308

21,4

2,3

Totale Italia

28.000

22.625

19.906

23,8

40,7

Fonte: elaborazione su dati Istat, banca dati Coeweb. *Nel 2008 le esportazioni erano incluse in quelle di Milano.

“Questi dati – commenta ancora Tosini - confermano il consolidamento della geografia dei poli produttivi dell’acciaio italiani che si è venuta a creare dopo la grande crisi del 2008. Tale processo traspare, oltre che dall’andamento della produzione, anche da quello delle esportazioni, che hanno registrato una riduzione molto più marcata nelle province dove erano presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni. Infatti, nel 2022 rispetto al 2008, le esportazioni di prodotti siderurgici della provincia di Taranto (dove si trova Acciaierie d’Italia, ex Ilva) sono diminuite del 76,5%, relegandola al penultimo posto nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani; quelle della provincia di Torino (dove c’era lo stabilimento thyssenkrupp, ora chiuso) sono diminuite del 36,3%, provocando la perdita di nove posizioni nella classifica dei top 20. Le esportazioni della provincia di Livorno (dove opera JSW Steel Italy, ex Lucchini Siderurgica di Piombino) si sono ridotte del 60,6%, causando l’esclusione dai primi venti poli siderurgici italiani del sito toscano”.

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