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Guerra in Ucraina, piccole e medie imprese in allarme: rischia un'azienda su due

I costi per l'energia e i rischi legati al mancato arrivo delle materie prime gettano nuove ombre sulla produzione

Tempi decisamente duri per chi decide di fare impresa. Dopo la mazzata legata ai rincari per i costi dell'energia arrivata tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, la guerra in Ucraina getta altre ombre scure anche sulle prospettive 2022 per mercati e operatività delle piccole e medie imprese aderenti a Confapindustria Lombardia. L’indagine condotta dal Centro Studi della territoriale regionale del sistema Confapi su un campione di industrie associate, infatti, evidenzia motivi di allarme.

In prima battuta sono gli scambi commerciali ad agitare gli imprenditori coinvolti, i numeri descrivono chiaramente come i due paesi rappresentino riferimenti rilevanti per il sistema produttivo regionale. Mosca è un partner commerciale di rilievo per le aziende del settore: quasi tre intervistati su dieci, infatti, vedono nella Russia un mercato di sbocco delle proprie merci e il 5% vi si approvvigiona. L’8%, inoltre, conta sull’azione di agenti in loco. Sebbene con percentuali più ridotte, anche con l’Ucraina il canale commerciale è attivo: il 14% degli imprenditori nel sondaggio vi esporta, mentre il 5% importa prodotti da Kiev.

Sono fortissimi anche i timori di ulteriori rincari della componente energetica: l’83% delle aziende intervistate, infatti, registra livelli di allarme, ritenendo pertanto molto plausibile che le quotazioni, già ai massimi da mesi, possano vedere la curva crescere ulteriormente. Costi di produzione in aumento che si potrebbero combinare con un peggioramento delle criticità legate alla consegna di materiali e nei ritardi di forniture sia sul mercato interno che estero. Consegne all’estero a rischio elevato per il 60% degli intervistati e forniture provenienti da fuori dai confini nazionali con ritardi gravi per il 65% del campione.

Rischia un'impresa su due

I due fattori, combinati, fanno salire l’allarme di blocchi della produzione per cinque imprese su dieci. L’indagine analizza anche l’opinione rispetto alle sanzioni imposte alla Russia: più di quattro intervistati su dieci le ritengono adeguate e si attendono ripercussioni sulle loro attività, il 13% confida di non avvertire contraccolpi, il 24% auspicherebbe un inasprimento di tali misure ai danni di Mosca. Il residuo 21%, invece, esprime una posizione opposta: vorrebbe per l’Italia un atteggiamento neutrale nei confronti dei soggetti coinvolti nel conflitto.

“Quello che sta accadendo è una tragedia in primis sotto il profilo umano, stiamo assistendo a una guerra sull’uscio di casa con migliaia di profughi che scappano da bombe e missili - commenta allarmato Luigi Sabadini, neoeletto presidente di Confapindustria Lombardia -. In seconda battuta questo conflitto genera conseguenze economiche che purtroppo travolgono anche le nostre imprese lombarde. Soprattutto per quanto riguarda la criticità energetica che rischia di diventare insostenibile e insopportabile. Le nostre aziende sono a maggioranza del settore metalmeccanico, abbiamo bisogno di acciaio, alluminio, zinco... I prezzi di queste materie prime sono ormai alle stelle e c’è il forte rischio di essere costretti a fermare la produzione a breve e di non riuscire nemmeno a fare i listini non avendo più alcun riferimento per i prezzi. Inoltre, questa guerra può portare anche alla sospensione dell’erogazione del gas, è una spada di Damocle che abbiamo sul collo e con cui spero non dovremo fare i conti. Speriamo che si torni a una situazione di pace il prima possibile, anche se a livello economico i rapporti commerciali soprattutto con la Russia sono compromessi e ci vorranno mesi se non anni per recuperarli”.

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Luigi Sabadini

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