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Scuola: a Lecco meno studenti, aumentano gli "esterni"

I dati sulla demografia delle scuole lecchesi certificano una situazione di crisi anche per il sistema dell'istruzione, sia statale che partitaria

Sono anni di crisi non solo per l'economia, che sembra muovere i primi passi concreti verso la ripresa, ma anche per l'istruzione e Lecco non fa discorso a sè. Le nostre scuole hanno infatti registrato un continuo calo nel numero d'iscritti: si parla di 344 alunni in meno, 25 per classe, nel quinquennio 2012/2013 - 2017/2018: si conta una dispersione di 14 classi, tante. Troppe.

“L’anno scolastico 2017-18 segna un passaggio importante per le scuole della città di Lecco - spiega l'assessore Salvatore Rizzolino - che, di fatto, con il primo di settembre, si ritrovano aggregate in un nuovo Dimensionamento scolastico fondato su tre grandi Istituti Comprensivi (Lecco1, Lecco2, Lecco3), che ridisegnano l’intero servizio dell’istruzione. Era pertanto giusto e doveroso che ci si dotasse di uno strumento complessivo e coerente di analisi e monitoraggio dell’intero sistema dell’Istruzione cittadina": Lo strumento in questione è quello della demografia scolastica.

"Si tratta di uno strumento demografico scientifico (aggiornato al 30 giugno 2017, ndr), che l’Ufficio Istruzione aggiornerà di anno in anno, mettendolo a disposizione degli amministratori e di tutta la cittadinanza. Nel corso degli anni si completerà con l’aggiunta dell’ “anagrafe degli edifici scolastici” secondo le linee del portale ministeriale recentemente istituito dalla “Buona scuola”, e con i costi di gestione dell’intero sistema dell’istruzione", prosegue l'assessore Rizzolino.

Il calo riguarda sia le scuole statali che quelle paritarie, dove aumenta la presenze degli alunni esterni, che passano dal 5 al 6%. Gli stranieri rappresentano il 17% degli alunni complessivi, un fenomeno comunque in frenata rispetto agli anni passati.

"In una società complessa come la nostra - conclude - che fonda la propria ricchezza sullo sviluppo del “capitale umano”, quella dell’istruzione è una “partita” che non possiamo permetterci il lusso di perdere. Le scelte politiche devono quindi essere suffragate dai dati e dalla comprensione dei fenomeni sociali che attraversano il mondo della scuola”.

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