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Lunedì, 29 Aprile 2024
Guida

Tra natura e cultura, le 5 migliori idee per una gita fuori Lecco

Dal villaggio di Crespi d'Adda al Castello di Gaudì in Valtellina: una piccola guida con location da riscoprire non lontano dalla nostra provincia

Sono tante le località lecchesi che meritano di essere visitate e di cui vi abbiamo già parlato in altri articoli e guide a tema. Anche uscendo per pochi chilometri dai nostri confini provinciali per una gita fuori porta, ci sono però mete davvero splendide - e talvolta poco conosciute - da riscoprire in una giornata. Eccone 5 che abbiamo scelto per voi: non sappiamo se le più belle, ma sicuramente tra le più belle. Tra natura e cultura.

Il "Ponte nel sole" in provincia di Bergamo

Il Ponte tibetano a Dossena.

Si chiama "Ponte nel sole", è stato inaugurato il 14 maggio 2022 in un comune della vicina provincia di Bergamo ed è il ponte tibetano più lungo del mondo. La spettacolare struttura si trova a Dossena, paese a una quarantina chilometri dal confine con la provincia di Lecco, in particolare con la valle San Martino: basta dunque un'ora di macchina per raggiungerla.

I numeri parlano chiaro: il ponte tibetano di Dossena è lungo 505 metri, raggiunge un'altezza massima di 120 metri, è formato da 3,5 chilometri di funi in acciaio. Il tutto per percorrere 1.200 passi nel vuoto, tra vertigine e meraviglia, tra il verde dei boschi e l'azzurro del cielo. "Fai il pieno di adrenalina sul ponte del sole" è lo slogan riportato nel sito visitdossena.it dove sono illustrate tutte le caratteristiche della struttura che permette di vivere un'esperienza davvero unica.

Un meraviglioso percorso in bici sul Lago di Como

La ciclabile Domaso-Sorico (foto menaggio.com)

Il territorio lecchese può già contare su molte piste ciclabili, in particolare lungo il fiume Adda e il lago, tra scenari verdi e suggestivi. Per chi volesse spaziare in nuovo location suggeriamo l’itinerario che si snoda lungo la costa del Lario sul ramo comasco: un susseguirsi di promontori rocciosi, insenature, borghi di pescatori e complessi di interesse storico-artistico. Il percorso si presenta come un tracciato che alterna tratti percorribili in tutta sicurezza (quelli che coincidono con i segmenti dismessi dalla ex-strada statale 340 e le piste ciclopedonali al lago) e tratti da percorrere prestando attenzione in quanto in promiscuità con il traffico veicolare della statale.

Per le famiglie consigliamo la ciclopedonale da Dongo a Gravedona oppure quella da Domaso a Sorico. Grazie all’opera di diversi comuni dell’Alto Lago, si può comunque intraprendere una bellissima passeggiata a lago sfruttando una serie di nuove ciclopedonali che collegano in particolare Cremia a Sorico. Tutti i dettagli nell'articolo del collega Maurizio Pratelli su QuiComo.

Crespi d'Adda, patrimonio dell'Unesco

Un particolare del villaggio di Crespi D'Adda.

Immaginate di vivere in villaggio ideale per coniugare vita, lavoro e comunità. Un'esperienza praticamente unica nel suo genere venne proposta circa 150 fa a pochi chilometri dalla provincia lecchese, nel comune di Capriate di Capriate San Gervasio, metà tuttora di numerosi visitatori che vogliono da vedere da vicino la frazione, o meglio il villaggio di Crespi d'Adda. Crespi è il nome della famiglia di industriali cotonieri lombardi che a fine Ottocento realizzò un moderno "Villaggio ideale del lavoro" accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda. Come illustrato sul sito villaggiocrespi.it il Villaggio Crespi d'Adda è una vera e propria cittadina completa, costruita dal nulla dal padrone della fabbrica per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari.

"In questo piccolo mondo perfetto il padrone 'regnava' dal suo castello e provvedeva come un padre a tutti i bisogni dei dipendenti: dentro e fuori la fabbrica e 'dalla culla alla tomba', anticipando le tutele dello Stato stesso. Nel Villaggio potevano abitare solo coloro che lavoravano nell'opificio, e la vita di tutti i singoli e della comunità intera 'ruotava attorno alla fabbrica stessa', ai suoi ritmi e alle sue esigenze". L'Unesco ha accolto Crespi d'Adda nella lista del Patrimonio mondiale protetto in quanto "Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Sono previste visite guidate e ingressi il sabato, la domenica e nei festivi, con possibilità di entrata anche tutti i giorni della settimana per i gruppi più numerosi (per ulteriori info e prenotazioni telefono 02 90987191, mail info@villaggiocrespi.it.

Villa Gina, sede del Parco dell'Adda con il museo Muva

Villa Gina, sede del Parco Adda Nord.

Dal 1993 Villa Gina è sede istituzionale del Parco Adda Nord. L'ultima convenzione della durata di vent'anni con il comune di Trezzo era stata firmata nel 2021. Su proposta del Consiglio di gestione del Parco, la Comunità dei sindaci ha approvato la delibera che autorizza l'acquisizione da parte dell'ente presieduto da Francesca Rota di Villa Gina. Si tratta, in pratica, di tutto il corpo centrale formato da tre piani con il seminterrato con esclusione, quindi, dell'ala laterale che attualmente ospita i Carabinieri in congedo, di proprietà del comune di Trezzo. Il Parco Adda Nord si sta impegnando in alcuni interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica diretti a migliorare le condizioni del bene. 

Villa Gina fu eretta a Concesa, frazione di Trezzo sull'Adda, nel XVI secolo su di un precedente edificio fortificato e poi ristrutturata nel 1855 quando la residenza prese le dimensioni attuali per volere del Podestà di Milano Paolo Bassi, passando nel 1920 a Silvio Crespi e più tardi all’Opera nazionale balilla di Bergamo, che la trasformò in un istituto professionale per gli orfani di guerra. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Villa Gina divenne il centro di recupero Casa del Sole.

La casa fortificata di Concesa (poi, appunto, Villa Gina) sorveglia il naviglio Martesana in un disegno di Leonardo da Vinci, custodito nel Codice Windsor. Villa Gina venne ceduta dalla Regione Lombardia al comune di Trezzo, in data 14 aprile 1987. Sei anni dopo è diventata la sede del Parco Adda Nord. Entro il 2024 diventerà a tutti gli effetti di proprietà del Parco che la riporterà all'antico splendore facendola diventare punto di riferimento per tutta la cittadinanza. Già sede del museo Muva - il museo interattivo della Valle dell'Adda - sarà adeguata a ospitale location per tutti gli uffici.

Il castello di Gaudì in Valtellina

Il castello di Gaudì in provincia di Sondrio.

Un giardino roccioso degno di una fiaba, o di un film di avventura alla Indiana Jones. Tutto questo costruito per amore. Anzi, "per salvare il matrimonio". Anche a Lecco diventa sempre più celebre l'attrazione costruita da Nicola Di Cesare, pensionato abruzzese da mezzo secolo trapiantato a Grosio, in Valtellina. Nel giardino di casa, lungo l'imponente sperone di roccia che sovrasta la sua abitazione, l'uomo ha costruito un vero e proprio castello, mettendo in fila oltre 200 gradini tra muretti a secco, pareti decorate con mosaici, piante e vasi.

Un'opera d'arte maestosa, visibile anche a centinaia di metri di distanza, in grado di richiamare centinaia di visitatori ogni giorno. Tanto che ormai si parla di "castello del Gaudì di Grosio", vista la somiglianza con la casa Batllo del celebre architetto catalano. Il Di Cesare, personaggio umile e istrionico, di arte non vuole però sentirne parlare. Anche se lavora ininterrottamente al giardino da 42 anni. "Non seguo un disegno o un progetto, viene tutto automatico, è solo voglia di fare. Quando avevo un giorno libero, invece di andare in giro per le osterie o in vacanza, mi dedicavo al giardino - spiega Di Cesare nel video realizzato dal nostro collega Stefano Bolotta - È un 'salvamatrimonio', perché quando arrivo a casa la sera dopo una giornata di lavoro sono stanco e non tormento mia moglie, che così è contenta". Di Cesare accoglie con il sorriso i numerosi visitatori che varcano la soglia del suo cancello per ammirare "il castello del Gaudì", come fosse a Barcellona, e non in provincia di Sondrio. Il tutto senza chiedere un euro: l'ingresso è infatti gratuito, chi lo desidera può lasciare un'offerta libera.

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