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Domenica, 28 Aprile 2024
I dati

Gennaio da incubo per l'aria lombarda, Lecco si salva

Il nostro territorio è il migliore della regione. Disastro per Milano e Monza

Gennaio da incubo per l'inquinamento in Lombardia. Il primo mese del 2024 si è concluso all’insegna del ritorno prepotente di una caratteristica meteorologica degli inverni padani: l’inversione termica, ovvero il fenomeno persistente per cui, in presenza di alta pressione, l’aria fredda si stratifica sul fondo della pianura e delle valli, accumulando e intrappolando tutti gli inquinanti rilasciati dalle attività umane. Lecco si salva, ma la situazione sul territorio regionale è tragica.

“I dati delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria tracciano un quadro impietoso, in particolare nelle grandi aggregazioni urbane, soprattutto Monza e Milano che già contano ben diciassette giorni di superamento della soglia critica per l’esposizione acuta all’inquinamento da polveri sottili (50 microgrammi/mc). Non fanno meglio le altre città della pianura, a partire da Cremona e dagli altri capoluoghi, che risentono maggiormente delle polveri sottili secondarie, quelle che si generano in atmosfera quando gli ossidi d’azoto prodotti dal traffico pesante incontrano l’ammoniaca che esala dai troppi allevamenti intensivi che si concentrano nella pianura lombarda: qui, con l’esclusione delle fasce prealpine, la concentrazione delle polveri sottili eccede il valore di legge, e supera di dieci volte il valore guida per la salute umana raccomandato dall’OMS”, spiega Legambiente Lombardia.

qualità aria lombardia gennaio 2024

“Una vera e propria doccia fredda per una Regione che aveva da poco finito di esultare per i miglioramenti della qualità dell’aria registrati nel 2023, e che invece si conferma totalmente inadeguata a gestire l’attuale emergenza sanitaria da smog. Basti pensare che le misure di limitazione sono scattate solo lo scorso martedì, dopo ben sette giorni di progressivo e inesorabile accumulo di inquinanti. Nelle regioni vicine, in particolare in Emilia-Romagna, le misure erano state invece attivate prontamente, grazie a un protocollo che prevede il ricorso ai modelli di previsione meteo. Cosa ancora più grave per la Lombardia, le misure si sono attivate solo in alcune province: ad esempio, nella provincia di Brescia tutt’ora non sono previste limitazioni, per la banale motivazione che in una singola giornata, nell’arco di dieci giorni, la media delle misure delle centraline di tutta la provincia era risultata appena al di sotto della soglia critica. La conseguenza è che nella provincia di Brescia, ma anche in quelle di Mantova, Lodi e Pavia, dopo i due mesi di fermo invernale, dal 30 gennaio sono ripresi, senza alcuna limitazione, gli spandimenti di liquami zootecnici nei campi coltivati, ovvero il tipo di attività che maggiormente impatta sulla qualità dell’aria. E la conseguenza è che, puntualmente, le concentrazioni di polveri sottili stanno ora nuovamente peggiorando”, si legge nel report annuale.

“Ormai sappiamo tutto sul come e da quali fonti inquinanti si genera l’inquinamento atmosferico in Pianura Padana - sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. In particolare, sappiamo che le prime cause sono legate al traffico veicolare e alle emissioni degli allevamenti. Non ci sono più scuse per una Regione che pare disinteressarsi alla salute dei suoi dieci milioni di abitanti, e che non solo non interviene con misure incisive sulle cause strutturali della cattiva qualità dell’aria, ma non è nemmeno in grado di governare le situazioni di emergenza sanitaria, quali sono quelle di questi giorni, attraverso tempestive ed efficaci misure di limitazione del danno e quindi delle attività più inquinanti: chi governa la nostra regione è colpevolmente inadeguato ad affrontare la crisi ambientale”.

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