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La lunga fuga

La fuga per i boschi del Lario di Massimo Riella, scappato dopo una visita al cimitero

L'uomo è ricercato dallo scorso 12 marzo: “Qualcuno lo sfama e protegge”

Si nasconde nei boschi che si perdono sopra il Lago di Como da quasi un mese. Tanto è passato da quel 12 marzo, quando Massimo Riella scappò dal cimitero di Brenzio, una frazione di Gravedona ed Uniti: lì era stato accompagnato da cinque agenti della Polizia penitenziaria per fare visita alla tomba della madre. In quell'occasione, sfruttando la limitata libertà fornitagli attraverso un permesso speciale, sarebbe riuscito a fuggire nonostante fosse scortato dalle guardie. Da allora si sarebbe stabilito nei boschi sulle montagne del Lario, una zona che Riella conosce molto bene data la sua precedente attività da bracconiere e dato che in quei luoghi ci è cresciuto.

Di casa in casa per scappare all'arresto

Quasi un mese da latitante e, nonostante all'inizio siano state messe in atto ricerche serrate anche con l'utilizzo dei cani molecolari, l'uomo è ancora a piede libero. Sebbene Riella sia perfettamente in grado di vivere nei boschi, procacciarsi cibo e nascondendosi di casolare in casolare, col passare dei giorni si era fatta avanti l'ipotesi che qualcuno lo stia aiutando. Le parole del padre Domenico, riportate su Il Corriere della Sera, sembrerebbero proprio avvalorare questa tesi: "Oh insomma, sveglia! La gente se lo passa di casa in casa, il mio Massimo non vaga nei boschi cacciando a mani nude… Lo tengono una notte a testa, quindi riparte. Semplice". All'immagine quasi leggendaria del fuggitivo selvaggio, capace di rompere manette sulla roccia e mangiare erbe e lumache, si affianca quella di un uomo che si sta facendo aiutare dai suoi amici, che se lo ‘palleggiano’ di casa in casa. 

Sempre sulle pagine del Corriere il padre Domenico ha detto che sarà lui stesso a portare suo figlio Massimo dai carabinieri, ma solo quando sarà stato trovato il vero colpevole della rapina di cui è accusato e per cui era stato incarcerato al Bassone. Riella si è sempre dichiarato innocente e anche la figlia, in un post su Facebook pubblicato nel giorno delle Festa del papà, aveva scritto che suo padre avrà “fatto mille sbagli”, ma che non è responsabile di quella rapina durante la quale due anziani erano stati aggrediti. A fargli eco lo stesso Domenico, 81 anni, che ha ribadito come il figlio non si un Santo, ma non avrebbe mai fatto male a due persone anziane. 

Continua, quindi, la fuga di Massimo Riella sulle montagne del Lago di Como: qui le ricerche proseguono, si cercano informazioni e si aspetta la soffiata. Sembrerebbe che l'evaso comunichi con amici e paesani tramite messaggi scritti su fogli che sono poi lasciati sotto sassi, legni e in luoghi che solo chi abita nella zona e la conosce bene può trovare. E la latitanza continua...

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