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Emergenza Covid-19, «I pubblici esercizi in crisi profonda: ecco le nostre richieste»

Anche nel Lecchese la situazione di bar, ristoranti, pizzerie e altre attività del settore è molto critica. Caterisano, Fipe Confcommercio: «Servono meno burocrazia e aiuti economici concreti, non prestiti che aumentano i debiti»

Il settore dei pubblici esercizi - bar, ristoranti, pizzerie, discoteche... - sta vivendo uno stato di crisi profonda anche sul territorio lecchese. Secondo Fipe Confcommercio a livello nazionale si parla di 30 miliardi di euro di perdite con 50.000 imprese e 300 mila posti di lavoro a forte rischio. Oltre all'emergenza sanitaria il Coronavirus ha portato con sè anche quella economica. 

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«Purtroppo la fotografia fatta dal presidente nazionale della Fipe Lino Stoppani è perfettamente condivisibile: molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire - spiega il presidente della Fipe Confcommercio Lecco, Marco Caterisano - Ben vengano gli aiuti finanziari fin qui messi in campo dal Governo, ma si tratta di una risposta insufficiente e che non rappresenta una soluzione perché rischia solo di creare ulteriori debiti: sono prestiti che andranno restituiti a medio-lungo termine. Le difficoltà per locali e ristoranti non saranno per un periodo limitato: lavoreremo inevitabilmente meno che in passato. Per questo servono interventi decisi con un orizzonte più ampio per aiutare i pubblici esercizi. Alcune imprese, che erano già in difficoltà, non riusciranno a proseguire con una burocrazia che rimane soffocante, con l’attuale regime fiscale e con un costo del lavoro tra i più alti in Europa».

Il problema delle tasse non cancellate ma solo differite

Alttro tema delicato riguarda le imposte. «Sulle tasse, inoltre - aggiunge Caterisano - non ci sono state cancellazioni ma solo un differimento, per di più con la beffa di dover rischiare di pagare l’occupazione di suolo pubblico stando forzatamente chiusi e la tassa su rifiuti virtuali visto che di rifiuti non ne sono stati prodotti. Ecco perché, su questi due punti, chiediamo che ci sia una sospensione vera sia della Tosap che della Tari». Nel complesso le richieste avanzate da Fipe Confcommercio al Governo sono le seguenti:

Le richieste nei dettagli: «Niente Tosap e Tari fino al termine della crisi. Rimettere i voucher»

  • Risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato
  • Moratoria sugli affitti: serve una compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza
  • Cancellazione imposizione fiscale come Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione pagamento delle utenze   
  • Prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio
  • Possibilità di lavorare per asporto, come avviene in tutta Europa
  • Concessione di spazi all'aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare
  • Un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore, per permettere a tutte le imprese di operare in sicurezza.

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