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Sabato, 27 Aprile 2024
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La Casa del Pellegrino a Civate, la storia

Un luogo ancora poco conosciuto, che merita davvero di essere visitato

La Casa del Pellegrino a Civate, è uno scrigno di affreschi cortesi, un luogo ancora poco conosciuto, che merita davvero di essere visitato. Si tratta di un rifugio per i pellegrini che si dirigevano a San Pietro al Monte, in cerca di un riparo per riposarsi e rifocillarsi dopo aver percorso tanta strada. 

La casa infatti, ricca di storia, arte, fede, prende proprio il nome proprio dai pellegrini, dai fedeli che si recavano in visita alla Basilica, in particolare  nel Trecento, quando Papa Bonifacio VII (Benedetto Caetani, Anagni ca. 1235 – Roma 1393) indisse il primo Giubileo della Chiesa Cattolica.

Si trova nel centro storico di Civate, vicino all’abbazia di San Calocero. È facilmente raggiungibile in auto da Lecco, dalla Brianza, da Bergamo e Como seguendo le indicazioni per Civate.

La storia della Casa del Pellegrino

Questa casa, in dialetto lecchese "Cà di pelegrétt", ha le sue origini nel Medioevo quando accoglieva i pellegrini che si volevano recare al Monastero benedettino di San Pietro al Monte. Dopo aver percorso tanta strada, questa casa era proprio un ottimo rifugio per riposarsi e rifocillarsi prima di salire alla Basilica.

Nel corso dei secoli poi, alcune famiglie nobiliari si sono contese la supremazia sul piccolo borgo di Civate, e la Casa del Pellegrino da rifugio per i fedeli è divenuta una residenza signorile, abbellita e arricchita da affreschi, che raccontano lo sfarzo ed i piaceri di quell’epoca.
Nel portico del cortile interno e sulle pareti delle camere, si possono vedere proprio gli stemmi delle famiglie Maggi e Canali, che attestano il susseguirsi della proprietà della casa.

Gli affreschi delle camere

La Casa del Pellegrino è un vero e proprio scrigno di affreschi, che rappresentano scene di caccia e d'amore. Era un modo per mostrare la ricchezza e il potere delle famiglie di un tempo e i loro passatempi. La caccia infatti, nel periodo medievale, era privilegio degli aristocratici, che cacciavano con i cavalli e non a piedi come i servi e i contadini.

Il complesso, che si sviluppa attorno a una corte chiusa, un tempo più vasta di oggi, si articola in tre principali settori: quello quattrocentesco, situato a nord, impreziosito da alcune sale affrescate; la porzione centrale, successiva, caratterizzata da ampi saloni con soffitti lignei ed eleganti archi ogivali, che si affacciano sulla corte, e la parte edificata nei primi del Novecento, a meridione.

L'esterno presenta resti di un porticato con colonne tornite in pietra e una parete realizzata con tecnica a graticcio in legno e muratura. Le originarie aperture sulla corte sono di notevole interesse, con elementi in cotto e tracce di decorazioni a graffito. All'interno sono conservati cicli di affreschi cortesi con scene di caccia e decorazioni da ricondurre alla prima metà del Quattrocento. L'edificio in pietra si sviluppa attorno a una corte chiusa, probabilmente ora ridotta rispetto alle origini. Il complesso si compone di tre parti principali: il settore quattrocentesco situato a nord, importante per le sale affrescate, per gli elementi decorativi e per la presenza di pareti a graticcio con conci di pietra tufacea; la porzione centrale, successiva, caratterizzata da ampi saloni con soffitti lignei ed eleganti archi ogivali che si affacciano sulla corte; la porzione dei primi del Novecento, a meridione, addossata alla più antica cortina muraria.

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