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Il cormorano continua a colpire: “Biodiversità in pericolo”

I rappresentanti delle istituzioni hanno fatto visita all'incubatoio di Fiumelatte: preoccupa l'infestazione del parassita Eustrongylides

Preoccupazione per la proliferazione del cormorano. E non solo. L'ingordo predatore che tormenta pesci e pescatori del Lario dà da pensare anche per l’infestazione dovuta al parassita Eustrongylides (Nematoda, Dioctophymatidae) che colpisce gli uccelli ittiofagi – come il cormorano – e che, soprattutto, contagia anche i pesci dulciacquicoli. Sull’argomento è intervenuto il consigliere regionale lecchese Giacomo Zamperini, componente della Commissione VI che si occupa di Ambiente e salvaguardia della Biodiversità, a margine della visita all'incubatoio di Fiumelatte con l'assessore di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, il presidente FIPSAS e consigliere provinciale, Stefano Simonetti, e il gestore dell'incubatoio, il professor Alberto Negri.

“Ogni cormorano mangia tra i 400 e i 600 grammi di pesce al giorno e, secondo una Relazione europea del 2011, si tratta di 300.000 tonnellate ossia una quantità superiore alla produzione di pesce-acquacoltura di Francia, Spagna, Italia, Germania, Ungheria e Repubblica Ceca nel loro insieme. Negli scorsi mesi, l’Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale) ha autorizzato l’abbattimento di 346 esemplari nonostante questi risultino essere 9.439 dall’ultimo censimento a livello regionale. Con forte probabilità il numero effettivo è sottostimato dato il loro continuo proliferare. Nel 1973 un censimento europeo contava circa 170 mila coppie di cormorani, dunque, la specie è stata classificata come specie a rischio estinzione. Nel 2013 il più recente censimento contava in Europa una popolazione di quasi 3 milioni di coppie. Un incremento spropositato e fuori controllo. Solo in provincia di Lecco ve ne sono migliaia, dunque, il piano di controllo e il contenimento permesso deve essere rinegoziato con l’Ispra sulla base dei dati aggiornati”, spiega Zamperini.

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La direttive europea sul cormorano

“Alla perdita di pesce dovuta alla predazione del Cormorano si aggiungono ulteriori effetti negativi non trascurabili sulla comunità ittica come il ferimento dei soggetti che sfuggono alla cattura, in grado di condizionare lo stato sanitario e renderli maggiormente suscettibili alle malattie e l’alterazione comportamentale dei pesci, che vengono spaventati e spesso indotti ad abbandonare settori di habitat occupati, anche in momenti strategici quali la riproduzione o il periodo di rifugio invernale. Ciò comporta, dunque, un danno non soltanto al patrimonio ittico, ma anche riflessi sulle attività di pesca professionale e sportiva nonché sulla pescicoltura. Il parassita trasmesso dal cormorano ai pesci non rappresenta un problema solo per la morte di questi ultimi, ma danneggia anche il settore ristorazione e della commercializzazione dal momento che è reale il rischio della trasmissione della parassitosi all’uomo, qualora non vengano applicate le misure di bonifica preventiva. In tal senso, sottolineo che l’articolo 9 della Direttiva “Uccelli" consente agli Stati membri e alle regioni di prevenire i "gravi danni" adottando contromisure provvisorie, a condizione che gli obbiettivi di tutela della direttiva non vengano compromessi”, prosegue Zamperini.

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“Senz’altro il tema è trasversale e riguarda la salvaguardia della biodiversità lariana. La minaccia rappresentata dalle specie alloctone e nocive del nostro lago interessa tutte le istituzioni, dunque, la tutela delle specie autoctone e tipiche lariane deve essere una priorità nelle agende politiche a ogni livello istituzionale. È indispensabile il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste, piscatorie e venatorie nel mettere assieme un piano efficace per il contenimento di questa specie, chiedendo alle istituzioni e alle università di aiutare a raccogliere ed elaborare i dati necessari per intervenire, penso ad esempio ad alcune realtà strategiche presenti sul nostro territorio, come quella rappresentata dall'incubatoio di Fiumelatte egregiamente gestito dal biologo, professor Alberto Negri. L’obiettivo da perseguire è quello di promuovere una gestione sostenibile della popolazione dei cormorani attraverso il coordinamento, la cooperazione e la comunicazione a livello scientifico e amministrativo e di definire le premesse per l’elaborazione di un piano di gestione per i cormorani a livello europeo. Sarebbe inoltre utile creare una data-base affidabile ed efficace da aggiornare ogni anno, sullo sviluppo, la quantità e la distribuzione geografica della popolazione di cormorani”, conclude il consigliere regionale lecchese.

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