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Per Lecco si sta chiudendo l'anno meno inquinato di sempre

I dati di Arpa collocano la nostra città al primo posto per qualità dell'aria in Lombardia. Livelli di polveri sottili mai così bassi, quasi raggiunto lo standard richiesto dall'Oms

Per Lecco va concludendosi un 2023 che potrebbe coincidere con il migliore anno dal punto di vista della qualità dell'aria. Mai, in passato, le concentrazioni di polveri sottili sono state così basse come in questi dodici mesi.

Il dato rilevato a Lecco è il più basso in Lombardia: una media giornaliera di 18 microgrammi al metro cubo, bel passo in avanti rispetto al 21,8 rilevato nel 2022.

La situazione in regione

A certificarlo sono i dati delle centraline con cui Arpa misura le polveri sottili, che evidenziano una Lombardia a due facce. 

Da una parte i capoluoghi della storicamente inquinata Lombardia industriale, tra Varesotto e Brianza: per Varese, Lecco e Como il 2023 potrebbe concludersi come l'anno con l'aria più pulita di sempre, con una media annua di Pm10 perfino inferiore ai 20 μg/mc, un valore che non solo è conforme alle soglie dell'Unione europea (40 μg/mc), ma è vicino all'obiettivo fissato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (la soglia di 15 μg/mc come media annua).

Dal lato opposto della regione Cremona e Mantova, ben piantate nella loro pianura agricola, vanno alle stelle con valori annuali di Pm10 prossimi o superiori ai 30 microgrammi/mc, ma con decine di picchi giornalieri decisamente sopra soglia. Sorprendentemente, il valore annuale peggiore (34,2 microgrammi/mc) non spetta a una città, ma ad un piccolo centro, Soresina, solitario simbolo della zootecnia da latte del Nord Italia.

In mezzo boccheggiano le grandi città come Milano, Brescia e Bergamo, responsabili di gran parte delle emissioni da traffico, ma anche abbastanza vicine alle aree di grande concentrazione zootecnica per risentirne in modo significativo ndei livelli di Pm10 rilevati dalle centraline urbane.

Il Pm10 nel 2023 in Lombardia

La combo allevamenti-traffico

La spiegazione per una campagna agricola così malsana va ricercata nei troppi animali allevati in Lombardia, regione che concentra quasi un terzo del peso vivo di tutti gli animali allevati in Italia. Dagli allevamenti lombardi, infatti, esala gran parte delle oltre 90mila tonnellate annue di ammoniaca gassosa che Arpa stima per la Lombardia, ingrediente di base per la formazione del particolato inorganico secondario che costituisce oltre i 2/3, in peso, del Pm10 misurato. Quello delle polveri sottili è un cocktail micidiale: l'ammoniaca degli allevamenti e degli spandimenti di liquami reagisce con gli ossidi d'azoto (per la maggior parte generati dal traffico, e in particolare dai motori diesel) trasportati dalle correnti atmosferiche a partire dai luoghi in cui si sono generati, vale a dire le città e le arterie stradali, formando microcristalli di sali di ammonio che restano sospesi per giorni o settimane nell'aria della bassa pianura, quando le condizioni meteorologiche non sono favorevoli al rimescolamento atmosferico, come avviene tipicamente nella stagione fredda.

Legambiente: "Cause evidenti"

"È sempre più evidente come siano le emissioni della zootecnia industriale a rappresentare la causa principale, insieme al traffico veicolare, dell'inquinamento da polveri sottili che affligge la regione - commenta Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia - La Lombardia fino a oggi si è ben guardata dall'affrontare la riduzione di questo fattore di pressione ambientale, ad esempio riducendo i capi per rispettare il necessario rapporto tra animali e territorio. È evidente che, finché non saranno attuate politiche di limitazione delle emissioni degli allevamenti, la bassa Lombardia sarà condannata a tenersi la propria pessima qualità dell'aria, restando esposta anche nei confronti delle infrazioni europee".

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