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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Arriva lo sciopero generale: “Dopo non ci fermeremo”

I sindacati chiedono l'apertura di vari tavoli a livello istituzionale: “Il governo non ascolta i cittadini”

È in arrivo lo sciopero generale del 24 novembre. Quel venerdì 2023 Cgil e Uil torneranno in piazza “per difendere il presente di lavoratori e pensionati, già colpito da instabilità contrattuale e alti tassi d’inflazione, e il futuro dei giovani, che hanno diritto ad avere un percorso lavorativo tutelato e la prospettiva di un trattamento previdenziale dignitoso. L’obiettivo è duplice: sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi criticità che la bozza di Legge di Bilancio porta con sé e, contestualmente, chiedere al Governo di assumere i provvedimenti in materia di lavoro, fisco, sicurezza, previdenza, sanità e politiche industriali, necessari a ridurre le diseguaglianze nel Paese”.

Il 17 novembre, inoltre, Cgil Lecco e Uil del Lario saranno in Regione per farsi sentire sul tema della sanità. “E dopo non ci fermeremo”, hanno annunciato Diego Riva e Dario Esposito, massimi rappresentanti dei due sindacati a livello locale, durante la conferenza stampa di presentazione.

17 e 24 novembre: si sciopera

“Parliamo di uno sciopero articolato, oltre a proporre delle iniziative sul territorio ve ne sarà anche una all’esterno di Regione Lombardia per parlare di salute e sanità a livello regionale” prevista appunto per il 17 novembre, ha appunto spiegato Diego Riva, segretario della Cgil Lecco. A Lecco, il 24 novembre, ci sarà un presidio fino alle 11.30 in piazza Diaz, oltre a un corteo che partirà dalla Meridiana dalle ore 9, sommato alla partecipazione al corteo di Brescia. “Proviamo a innescare dei meccanismi di tensione per riuscire a sederci al tavolo e farci ascoltare, qualcosa di normale in un paese democratico”.

Nello specifico, la manifestazione si articolerà nel modo seguente: un corteo, composto unicamente da Cgil Lecco, si concentrerà intorno alle ore 9 nel piazzale del centro commerciale Meridiana antistante al Monumento ai Caduti sul Lavoro (largo Caleotto) e da lì raggiungerà piazza Diaz, percorrendo nell’ordine via Amendola, via Digione, via Alighieri, via Cairoli e via Cavour; in piazza Diaz, dove sarà già presente una delegazione della Uil Lario, si terrà un presidio che terminerà intorno alle ore 11.30. Durante il presidio le segreterie confederali delle organizzazioni sindacali si dirigeranno alla sede della Prefettura di Lecco in Corso Promessi Sposi, dove saranno ricevute dal prefetto Sergio Pomponio per una breve esposizione delle ragioni sindacali dello sciopero.

Diego Riva

Perché, quindi, serve una mobilitazione generale? “Ci arriviamo dopo molte altre iniziative e sollecitazioni, siamo corretti e siamo stati obbligati ad arrivare a questo punto. La visione complessiva del Paese in chiave economica dev’essere diversa, le persone stanno soffrendo e devono essere ascoltate. Le politiche da mettere in campo devono aiutare ultimi e penultimi, coloro che stanno peggio: la nuova legge di bilancio va nella direzione opposta, non mette al centro la sostenibilità di uomini e donne. Gli incontri sostenuti sono stati inutili: la perdita del potere d’acquisto non trova soluzione, si fa cassa con le pensioni, non c’è nulla per recuperare l’evasione fiscale, non s’investe nel welfare pubblico”.

“Parliamo di questioni di merito, lo sciopero è traversale proprio perché sono coinvolte varie categorie della nostra società. Ci aspettavamo dei cambiamenti e davanti abbiamo una finanziaria insufficiente da 24 miliardi di euro. Il Pnrr rischia di non essere usato al meglio e questo, per noi, è un altro elemento di difficoltà. Fisco? Non c’è una riforma, non si parla di extra profitti e non c’è la progressività costituzionale”.

L’altra questione “è sul cuneo fiscale, una vera e propria presa in giro nei confronti delle persone. A loro non dici che quelle risorse derivano da una partita di giro, non sono degli aumenti in busta paga: l’inflazione persa non la recuperi in questo modo, per rilanciare il potere d’acquisto devi abbattere l’imposizione fiscale e cambiare la base dei soggetti che pagano l’Irpef, ovvero di coloro che creano la ricchezza del Paese. Se non facciamo determinate cose, non andremo mai a migliorare il nostro Pil. Pensioni? Perché non fanno quanto annunciato in campagna elettorale e le usano per fare cassa? Quota 103 rimane, ma con delle penalizzazioni. Si fa cassa sulle pensioni e sulle disabilità, sulle persone fragili senza girarci troppo intorno”. Il settore degli asili pubblici “se la passa ancora peggio, dal 1° gennaio la quota delle pensioni verrà rivista nella misura del 30%”.

Dopo lo sciopero “ci dovranno essere tavoli di confronto veri, altrimenti metteremo in campo altre cose perché c’è la possibilità di guardare a 360°, non c’è solo l’elettorato della Meloni. E intanto i giovani scappano all’estero, perché non ci sono le condizioni per avere un lavoro stabile”.

“Il governo volta le spalle ai cittadini”

Dario Esposito, neocoordinatore Uil Lario, ha quindi parlato nel corso di quella che è stata la sua prima uscita pubblica di fronte alla stampa lecchese: “Lo sciopero generale non nasce all’improvviso, Uil e Cgil hanno dato vita a delle richieste che il governo ha puntualmente rigettato. Il sindacato si è messo a disposizione, i continui “no” non arrivano a noi ma alla parte viva della società, a persone che giorno dopo giorno si trovano a tagliare la lista della spesa. Se il governo volta le spalle alla cittadinanza, noi la loro faccia gliela mostriamo perché non ci stiamo a una politica forte con i deboli e debole con i forti”.

Il 24 novembre “rivendichiamo una parte della cittadinanza che ha diritto di avere delle risposte, siamo assolutamente uniti in questo percorso di rivendicazione. Aderiremo alle iniziative di quel giorno, poi saremo a Brescia per portare oltre il territorio le esigenze della nostra provincia. Tanti politici hanno annunciato riforme e cambi di passo, che a oggi ancora non vediamo. Anzi, c’è pure un peggioramento nel campo della previdenza sotto vari punti di vista”.

Dario Esposito1

Non si sono messe le mani “su imposte ed extra profitti delle banche, com’era stato annunciato dal governo. Tutto durato lo spazio dei bagni estivi, agli istituti è stata lasciata la decisione relativa al versamento delle imposte: a lavoratori e pensionati questa scelta non viene lasciata”. I lavori usuranti per accedere ad Ape sociale “sono stati cancellati, parliamo di milioni di lavoratori. La visione della società non può essere elitaria, non può subentrare una dinamico di darwinismo nella quale va avanti solo chi è forte”.

La detassazione “non è arrivata, nella legge di bilancio non c’è nulla di quello che abbiamo richiesto. E le cose buone che ci sono, hanno una data di scadenza. I due terzi delle risorse messe a disposizione è figlio dell’indebitamento, al posto di andare a prendere le risorse a banche e multinazionali; in Spagna il governo ha reso economicamente non conveniente il rapporto di lavoro precario, qui non c’è assolutamente nulla come per le politiche abitative che avrà solo un piccolo finanziamento per il mutuo prima casa”. E le pari opportunità “devono esserci per tutte le donne in quanto tali, non solo per coloro che sono madri”.

Trascurata anche la pubblica amministrazione: “Nel 2023 la corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il differimento del Tfr per i dipendenti della PA. Passati mesi non abbiamo visto niente nonostante una delle Costituzioni più illuminate del mondo. Sulle carenze d’organico non c’è una politica, l’Inail ha un attivo di bilancio superiore ai due miliardi di euro e non c’è nessuna misura per tagliare la franchigia del 6% pensata per chi si fa male”.

Essenziale “il tema della sanità: il governo si ricordi che gli stanziamenti vedono l’Italia con una media inferiore rispetto a quella Ocse, quattro punti sotto la Germania. Abbiamo lavoratori, quelli del comparto sanitario, sventolati come un feticcio durante il Covid-19 per galvanizzare la cittadinanza; un minuto dopo gli stessi lavoratori sono stati dimenticati: attendono un rinnovo di contratto e quei tre miliardi stanziati non prevedono il rinforzo dell’organico carenti, con il personale che probabilmente diventerà parte integrante delle mura che tengono in piedi le strutture sanitarie”.

Il 24 novembre “i lavori dovranno rinunciare a una giornata retribuita di lavoro per ottenere l’ascolto del governo. E di questo bisogna prendersene le responsabilità. Ovviamente non finirà tutto quel giorno”.

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