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Insulti razzisti durante partita Juniores: il giocatore va a farsi giustizia in tribuna

È accaduto al Bione in Zanetti-Bellagina: il calciatore, dopo essere stato espulso per la reazione in campo, è salito sugli spalti e ne è scaturita una rissa. Il presidente: "Condanniamo il suo gesto". Valsecchi (Appello per Lecco): "La partita andava sospesa"

Un caso di razzismo scuote nuovamente il mondo del calcio giovanile lecchese. Sabato pomeriggio, sui campi del Bione, durante la partita Zanetti-Bellagina del campionato Juniores Under 19 è andato in scena un episodio da condannare: un giocatore della squadra lecchese, infatti, è stato provocato dalla tribuna per il colore della sua pelle, e subito ha reagito alle offese ricevute. L'arbitro, regolamento alla mano, ha provveduto all'espulsione del calciatore, che invece di rientrare negli spogliatoi si è però diretto in tribuna: ne è scaturita una rissa sedata a fatica dagli altri spettatori. Al termine del match, poi, sarebbe avvenuto un secondo parapiglia, con l'intervento dei Carabinieri allertati da alcuni presenti.

Il presidente: "Bisogna mantenere la calma"

I fatti sono raccontati dal presidente della Osvaldo Zanetti 1948, Giancarlo Barindelli: "Il ragazzo è entrato in campo dalla panchina a metà del secondo tempo, in una partita fino ad allora tranquilla, sull'1-0 per la Bellagina. Come ci ha raccontato un nostro dirigente che si trovava su quel lato di campo, è stato preso di mira in particolare da uno spettatore. Lui ha reagito a livello verbale e, come da regolamento, è stato espulso dall'arbitro. Purtroppo invece di accomodarsi negli spogliatoi ha pensato di andare in tribuna a farsi giustizia da solo. Il papà di un nostro allenatore, che era in tribuna, si è adoperato per separare i contendenti. Poi il ragazzo è rientrato negli spogliatoi, ma alla fine della partita c'è stato un altro 'scontro'. Sono intervenuti anche i Carabinieri ma a quanto so quando ormai gli animi si erano raffreddati".

Come reagisce la società Zanetti di fronte all'episodio? "Stigmatizziamo quanto accaduto, siamo un'associazione della parrocchia e al nostro primo punto da statuto ci sono educazione, aggregazione e divertimento. Soprattutto in una fase come questa, post-pandemia, in cui le fasce più giovani stanno soffrendo molto - prosegue Barindelli - Condanniamo il razzismo, non vorremmo mai sentire certe frasi. Allo stesso modo condanniamo il nostro ragazzo per la reazione, perché al di là della provocazione bisogna dimostrarsi adulti e non reagire. Oltre alla squalifica che arriverà, lo sospenderemo dagli allenamenti e poi lo convocheremo per parlare con lui e capire come sta. Con la Bellagina non c'è stato alcun problema, subito ci siamo parlati con i loro dirigenti". 

Valsecchi: "Non si può far finta di nulla"

L'episodio ha fatto comunque molto discutere. Riceviamo a riguardo e pubblichiamo un intervento di Corrado Valsecchi, capogruppo di Appello per Lecco. "Non ho nessuna intenzione di far passare in secondo ordine un episodio che purtroppo si reitera ogni fine settimana - commenta - Durante una semplice partita di calcio di giocatori dilettanti al centro sportivo del Bione sabato è andata in scena di nuovo una manifestazione razzista da parte di alcuni tifosi che si è conclusa non già con la sospensione della partita come prevede il regolamento, ma con l'espulsione del giocatore di colore vittima degli insulti. Non sta a me giudicare l'arbitro ma francamente, leggendo le cronache, non mi sembra per niente un comportamento equo e responsabile. Ormai negli stadi, come nella società, l'insulto razzista è diventato una moda, una consuetudine alla quale ci stiamo tutti abituando. Ebbene non è così, non ci dobbiamo piegare al delirio di qualche stupido, serve rispetto e responsabilità che sono valori fondanti dello sport e chi esercita un ruolo delicato di arbitro e giudice non dovrebbe avere nessun dubbio sulla cosa giusta da fare per difendere i principi del vivere civile. Il pubblico grida frasi ingiuriose e razziste: si sospende la partita e non si espone un giovane calciatore alla gogna della provocazione e della rissa. Il rispetto vale nel calcio, per tutti gli sport, ma sopratutto serve a ognuno di noi che potremmo, un giorno o l'altro, essere a nostra volta vittime di fanatismi e discriminazioni inaccettabili. La storia sappiamo si ripete e sarebbe ora di capirle certe lezioni".

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