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I carabinieri smantellano un pezzo della 'ndrangheta: 4 lecchesi indagati

L'operazione Karpanthos è arrivata anche nel nostro territorio

Le radici della 'ndrangheta continuano ad affondare nel terreno lecchese. Ci sono interi territori della Calabria sotto scacco dell'ndrangheta, che gestiva il narcotraffico ma anche la vita socio-politica, ma le indagini dei carabinieri sono arrivate anche da queste parti. Un'azione capillare che includeva il controllo sulle elezioni comunali e sul tessuto economico con imprenditori e commercianti taglieggiati e, nel caso di ribellioni, vittime di incendi. Il quadro è stato portato alla luce dai carabinieri, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che hanno arrestato 52 persone. L'operazione è stata chiamata "Karpanthos" (dal nome attribuito, in antichità, alla città di Petronà).

Nel dettaglio 38 sono finite in carcere, 6 ai domiciliari e per 8 è scattato l'obbligo di presentazione (5 anche con l'obbligo di dimora). Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, estorsione e intestazione fittizia di beni. Tra gli indagati ai domiciliari anche politici. Si tratta del sindaco di Cerva, Fabrizio Rizzuti, dell'assessore Raffaele Scalzi, e del consigliere comunale, Raffaele Borelli. 

Nell'ordine di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda figurano i nomi di persone che risiedono a Catanzaro, Genova, Torino e anche Lecco: i quattro indagati sono Beniamino Bianco, 54enne di Oggiono, Claudio Gentile, 40enne di Valmadrera, Giuseppina Trovato, 38enne con residenza a Galbiate, e Danilo Monti, 32enne già in carcere a Frosinone.

Incendi nei cantieri, droga ed elezioni pilotate

Nel dettaglio, secondo l'accusa la cosca della 'ndrangheta Carpino di Petronà (coinvolta negli anni duemila in una sanguinosa faida) operava nella zona di Catanzaro ma aveva ramificazioni in Liguria e Lombardia. C'era poi l'alleato gruppo criminale di Cerva, detto dei "cervesi", con estensioni in Piemonte e Lombardia. I due gruppi ricadevano sotto l'influenza del gruppo di Mesoraca (Crotone). Gli introiti erano assicurati da estorsioni agli imprenditori edili e ai commercianti, convinti a pagare a suon di incendi e danneggiamenti. Ma non solo. Metodi di guadagno erano anche rapine a mano armata, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, traffico di cocaina e marijuana (che arrivavano da Cutro o Mesoraca).

Un altro filone delle indagini ha fatto emergere presunti scambi elettorale tra politica e mafia con “l'influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati - all’epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022 - in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici”.

carabinieri catanzaro frame da video

Il sindaco “spregiudicato”

Il sindaco di Cerva, Fabrizio Rizzuti, risponde di scambio elettorale politico mafioso. Gli inquirenti evidenziano l'“indole spregiudicata” nell'affrontare la campagna elettorale. Dalle indagini è emerso “lo scambio elettorale politico-mafioso e l'influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati, all'epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022, in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici”.

Per l'accusa la cosca di Petronà poteva contare anche sul favore di un dipendente dell'Agenzia delle Entrate, che si sarebbe messo a disposizione di un affiliato “ricevendo documenti falsi per evitargli sanzioni o il pagamento dell'Imu, in cambio di favori”.

fotosegnalamento arresto carabinieri-2

“Un altro importante risultato nell'azione di contrasto alle organizzazioni criminali - spiega il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi -. I numerosi arresti di pericolosi latitanti realizzati in questi mesi in Italia e all'estero, le continue azioni contro i sodalizi criminali e le operazioni 'alto impatto' che si susseguono nelle aree più a rischio del Paese -  sottolinea il ministro - sono i segni di un impegno corale nella lotta alla criminalità organizzata e nel contrasto a ogni forma di illegalità, che rappresentano fra i principali pilastri su cui si fonda l'azione di questo Governo. I risultati conseguiti ogni giorno contro il malaffare sono la riprova, inoltre, del grande valore e della capacità investigativa di magistratura e Forze dell'ordine, che ringrazio per il loro quotidiano impegno”.

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