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Sabato, 27 Aprile 2024
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Oggi, 76 anni fa: Pietro Vassena e il C3 toccano il punto più profondo del Lago di Como

Anniversario dell'impresa compiuta dal geniale inventore lecchese: riviviamo la sua straordinaria epopea

Sono le 13.16 del 12 marzo 1948: il C3 tocca il fondale del Lago di Como nel suo punto più basso, -412 metri ad Argegno. Pietro Vassena e Nino Turati realizzano il record mondiale di immersione in profondità con un batiscafo, primato che resterà imbattuto sino al 1960.

Ricorrono oggi i 76 anni dalla grande impresa del geniale inventore di Malgrate (scortato dal fido ex sommergibilista di Calolziocorte), che progettò e realizzò il C3 di proprio pugno. Un'epopea straordinaria, ai giorni nostri ancora troppo poco conosciuta e celebrata.

La genesi

Il 28 aprile 1945 Vassena viene arrestato con l'accusa di collaborazionismo per le forniture dei suoi Gasogeni (apparecchi per alimentare le auto attraverso la combustione di masse solide) ai tedeschi; è così rinchiuso in una scuola elementare di Lecco riadattata a carcere, nella cella numero 3 (era stata l'aula della classe terza). Viene liberato dopo pochi giorni, grazie all'intervento di alcuni comandanti partigiani e alla presentazione di prove inconfutabili a suo discarico. Ma la sigla C3 (cella 3) gli rimane impressa nella memoria, e così battezza il suo batiscafo, al quale stava già lavorando da qualche settimana.

Uno 'squalo' d'acciaio

16. C3 Lecco 11

Questo buffo sottomarino è un tubo di lamiera d'acciaio spessa un centimetro, lungo 8 metri con un diametro di un metro e mezzo, peso totale 10 tonnellate. Per orientarlo, a poppa, un timone di direzione e un timone di profondità. A prua c'è la torretta di comando dotata di quattro oblò in cristallo, e il portello bombato, con la chiusura ermetica. La propulsione è data da un motore a benzina fino a 100 cavalli per la navigazione in superficie e uno elettrico per l'immersione. Dalla prua spunta una lunga tenaglia, manovrabile dall'interno. Come fa il C3 a inabissarsi e a risalire? Per mezzo di bombole d'aria collegate con i due galleggianti fissati sotto lo scafo: riempiendoli d'acqua l'apparecchio si immerge, svuotandoli risale in superficie.

Il varo e i collaudi

Il 19 febbraio 1948 il C3 esce dall'officina di Via Cavour a Lecco ed è trainato da un camion De Santis fino alle rive dell'Adda, dove oggi sorge il Ponte Kennedy e allora soltanto il suo cantiere: nevica, ma si provvede comunque al varo del batiscafo. La messa in acqua è perfetta, il mezzo galleggia senza problemi e con il motore di superficie si dirige nello specchio di Golfo di Lecco di fronte alla sede della Canottieri, dove viene ormeggiato.

Qualche giorno più tardi una prima immersione fino a 10 metri, quindi il 29 febbraio - di fronte a migliaia di curiosi - una serie di test portano il sommergibile con Vassena e Turati fino a 68 metri. Una targa posta nella darsena della Canottieri Lecco fotografa quel momento per l'eternità.

La partenza per Argegno aviene il 9 marzo con un comballo della ditta Cugini Barindelli di Bellagio; e proprio qui vengono effettuati ulteriori test per verificare la solidità e la tenuta stagna del batiscafo.

Il record

La giornata che fa la storia è il 12 marzo 1948: si scende ancora, questa volta con le persone a bordo. E per Vassena e Turati è tempo di saggiare sulla propria pelle i brividi che hanno fatto assaporare a tutti con i primi test.
Il C3 scende alla quota record di 412 metri, qualcosa che per l'epoca è fuori da ogni logica: i sommergibili del tempo possono arrivare 'solo' a circa 100 metri.

La notizia esce dai confini del Lago di Como e fa il giro del mondo. Vassena torna qualche giorno dopo a Lecco e viene portato in spalla, in trionfo, fino in Municipio. Qualche settimana più tardi l'inventore lecchese riesce a incontrare un incuriosito Auguste Piccard, grande fisico svizzero, desideroso di complimentarsi e carpire qualche segreto tecnico del C3. Lo scienziato userà parte delle soluzioni innovative di Vassena per costruire il suo batiscafo 'Trieste' con cui, nel 1960, toccherà i 10.900 metri nella Fossa delle Marianne.

Il triste epilogo

55. C3 Napoli 12

Nei mesi successivi Pietro Vassena porta il C3 in giro per l'Italia in una sorta di tour espositivo. Prima una mostra a Palazzo reale a Milano, quindi una nuova messa in acqua in Liguria e nel Golfo di Napoli su invito di un docente della Sapienza di Napoli. 

L'8 ottobre 1948 un banale incidente causa l'affondamento del mezzo. Secondo le testimonianze dell'epoca Vassena tenta di buttarsi, disperato, ma viene salvato. La Marina recupera il C3, ma un giorno di metà novembre la gru che lo sostiene cede, il cavo si spezza e il batiscafo si inabissa, a Capri, a una profondità di circa 1.000 metri. Ed è lì, in un punto ancora non precisato, che ancora oggi giace, in attesa di una missione di recupero dai costi elevati.

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