La forma del silenzio
«La storia di un bambino che non può sentire e di una donna con il suo bisogno di verità, di una morte casuale, di un ritaglio di giornale nascosto dentro un armadio, di un artista di bottega che plasma forme in solitudine, l'immagine speculare di me, quella che volevo nascondere».
Così Stefano Corbetta riassume il suo ultimo romanzo La forma del silenzio, (Edizioni Ponte Alle Grazie), presentato al premio Strega 2021.
Parole semplici e poetiche, come poetico è l'autore nel suo pensiero e nelle sue intuizioni letterarie. Parole di un'umanità dolorosa ma forte, in cui la sofferenza si fa tutt'uno con la capacità di reazione.
Il romanzo racconta di Leo, sei anni, nato sordo, ma la cui infanzia trascorre serena, comunicando con la sua famiglia attraverso la Lingua dei Segni e quella degli Affetti. Lo scontro con una realtà esterna e dura avviene con l'inserimento a scuola. Una realtà che lo lascia spaesato, lo fa sentire solo, immerso in un silenzio immane e nemico. Poi Leo scompare…
Il tema della voce per Corbetta è importante perché, dice, «la voce è musica, io sono stato un musicista per tanti anni e per me la voce è un suono prima di essere contenuto e ne sono sempre stato affascinato», come lo è quello del silenzio: «Poi ho capito che avevo bisogno di silenzio e dopo aver smesso di suonare, ho seguito l'unica forma che mi permetteva di coniugare la parola e il silenzio: la scrittura».
E il silenzio. «Che forma ha il silenzio per me? Il volto del ragazzo in copertina (Child of the ocean di Vincent Xeus)».
Musicalità e scrittura, parole e pause, voce e silenzio si alternano ogni volta che ci si avvicina a un suo romanzo. Così come a un incontro con lui.
Dialoga con l’Autore Giulia Bario, giornalista televisiva.
Il Festival della Letteratura incontra Stefano Corbetta sul lungolago di Mandello alla Gelateria Costantin.
Dicono di lui
«Nel suo terzo romanzo lo scrittore porta la sua ricerca letteraria a un punto di ragguardevole tensione, soprattutto nel mettere in scena il tema che ha caratterizzato anche i suoi romanzi precedenti: le relazioni affettive e parentali. In questo nuovo romanzo colpisce l'equilibrio con cui riesce a mettere a fuoco i contesti storici e culturali in cui si svolge il racconto e la profondità dell'esperienza personale, con i suoi dolori, gli affanni, la possibilità di far fronte alle ferite aperte. E dimostra anche una notevole presa nella tenuta narrativa della storia, in un racconto che riesce a rendersi imperdibile per il lettore, pur andando a toccare i nervi scoperti delle interiorità dei protagonisti».
Fulvio Panzeri, Avvenire
L'autore
Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Accanto alla professione di arredatore di interni, ha affiancato negli anni esperienze in ambiti diversi: la musica jazz, il teatro, la scrittura.
Ha tenuto laboratori di scrittura in alcune scuole dell’area milanese, a Torino e nel Veneto.
Ha esordito nel 2017 con il romanzo "Le coccinelle non hanno paura" (Morellini). "Sonno bianco", il suo secondo romanzo, è uscito per HACCA nel settembre 2018 ed è stato candidato tra le proposte per il Premio Strega. Sempre nello stesso anno è stato incluso nella antologia "Lettera alla madre" (Morellini). Nel 2019 ha scritto due
racconti che sono stati inclusi nella raccolta "Polittico" (Caffèorchidea) e "Mosche contro vetro" (Morellini).