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Il Monumento ai caduti sul lavoro si tinge di rosso per la Giornata mondiale delle encefaliti

È la prima iniziativa di questo genere in città

Il Monumento ai caduti sul lavoro si è colorato di rosso. L'iniziativa, andata in scena nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23 febbraio, è stata portata avanti in occasione della Giornata mondiale delle encefaliti. Quest'anno anche Lecco ha seguito l'esempio di altre città, visto che il Comune ha raccolto la proposta di Veronica La Monica, colpita nel 2017 da un'encefalite autoimmune nata da una ciste dermoide.

Il World Encephalitis Day, ovvero la Giornata Mondiale delle Encefaliti si celebra in tutto il mondo con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un complesso di patologie (alcune infettive, altre di tipo autoimmuni) che nel corso degli ultimi anni hanno visto significativi progressi nella diagnosi e nella terapia, ma che richiedono una maggiore consapevolezza da parte delle persone e dei medici. "Illuminare l’Encefalite" è il progetto che vede tingersi di rosso i monumenti delle città che aderiscono, mentre la campagna #RED4WED (in Rosso per la World Encefalitis Day) chiede alle persone d'indossare qualcosa di rosso e condividere le proprie fotografie sui diversi social media.

L’encefalite è un’infiammazione dell’encefalo: se interessa anche il midollo spinale si parla di encefalomielite. Le sue cause sono molteplici, talvolta difficili da individuare. Gli esiti sono spesso gravi, per cui potrebbe essere difficoltoso tornare al lavoro o agli studi. L’encefalite può influenzare abilità quali la concentrazione, l’attenzione, il pensiero, la memoria, il giudizio e il controllo del comportamento, lasciando un’eredità di problemi aggiuntivi come l’epilessia o la stancabilità. Ogni anno, nel mondo sono circa 500.000 le persone colpite da encefaliti. L’encefalite è una patologia ancora poco nota e la Giornata Mondiale dell’Encefalite è nata proprio per aumentare la consapevolezza su questo tipo di malattie.

La storia di Veronica, colpita da encefalite autoimmune

“A fine dicembre 2017 ho avuto un’encefalite autoimmune da recettori NMDA, una malattia rara - racconta Veronica, titolare del centro estetico ‘Estetica Body Line 2000’ di via Bainsizza -. Di quello che ho avuto so e non so, visto che ero in coma e quel periodo mi è stato semplicemente narrato”. Ricoverata all'ospedale ‘Manzoni’ di Lecco tra Rianimazione prima e Neuroscienze poi, ha trovato “medici e infermieri bravissimi, che mi hanno letteralmente salvato la vita. Per questo li ringrazio ancora una volta, per me hanno fatto veramente tanto”. L'oggi 31enne si è vista stravolgere la vita all'improvviso: “‘Poteva capitare a chiunque ed è capitata a te’, mi hanno detto i medici. L’ipotesi è che la malattia sia derivata da una ciste dermoide trovata nell’ovaio; si tratta di una tipologia molto particolare: quando sono stata operata è stata analizzata e al suo interno è stato rinvenuto il mio Dna”. Ciò significa che “l’ho sempre avuta nel mio corpo, pian piano si è ingrossata, non è stata riconosciuta dagli anticorpi e quindi non mi hanno protetto. L’unica reazione dell'organismo per segnalare la presenza della ciste è stata quella di ‘spegnermi’ e mandarmi in coma”.

Il tutto, verosimilmente, risale addirittura al concepimento: “Quando è avvenuta la fecondazione c’erano due embrioni e il mio ha ‘mangiato’ l’altro, mantenendolo poi dentro l’organismo per 27 anni. Sembra una cosa da film, lo so, ma la teoria porta a formulare questa ipotesi. Di certezze, però, non ce ne sono: personalmente sono sempre stata benissimo, non ho avuto alcun sintomo per tutta la vita”. Il 23 dicembre “stavo da Dio, il 24 ero in coma in ospedale”. Operata, non ha “mai avuto crisi epilettiche prima del coma e non ho mai avuto nulla dopo il risveglio. Spero che la mia storia faccia capire che bisogna continuare con la ricerca in questo campo, è fondamentale”.

Veronica si è letteralmente ripresa in mano la sua vita: “I dottori avevano previsto che sarei rimasta, nella migliore delle ipotesi, sulla sedia a rotelle. Invece una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di poter raggiungere il Magnodeno pochi anni fa: come ho scritto in un post pubblicato sui social, quattro anni prima ero su una sedia a rotelle e quattro anni dopo mi sono ritrovata sulla cima di una delle nostre montagne simbolo”. In memoria della Giornata Mondiale si tiene una maratona per ricordare le malattie rare, “alla quale ho preso parte poco prima che scoppiasse la pandemia, il 22 febbraio 2020”.

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