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«Teleriscaldamento, mancano le informazioni sul progetto. Serve un dibattito pubblico»

Le modalità di discussione del progetto di Varese Risorse preoccupano non poco i circoli di Legambiente

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Legambiente in questi anni, fino all'ultima lettera ai Sindaci di fine dicembre e al comunicato di inizio gennaio, ha sostenuto che un impianto di teleriscaldamento a partire dall’inceneritore di Valmadrera, prescritto dall'ultima AIA della Regione Lombardia, deve escludere l’utilizzo delle fonti fossili e dei rifiuti alla dismissione del forno nel 2032. Siamo preoccupati dalla mancanza di informazioni sul progetto e dalle indiscrezioni trapelate sulla stampa: riteniamo inaccettabile la segretezza che avvolge un progetto che invece riguarda direttamente i cittadini, avendo a che fare con il modo in cui riscalderemo le nostre case in futuro, e il modo in cui il territorio affronterà i traguardi di decarbonizzazione e di uscita da tutte le fonti fossili, metano incluso.

Chiediamo che ci sia un dibattito pubblico, supportato dai dati di un progetto che non può e non deve essere accettato a scatola chiusa. Prevedendo una prossima convocazione delle commissioni consiliari congiunte di Lecco, abbiamo inviato ai Consiglieri una lettera che sottolinea la mancanza di informazioni sul progetto e mostra le nostre preoccupazioni sul tipo di fonti previste, anche alla luce delle indiscrezioni della stampa che escluderebbero solare termico e biomasse.

Ci chiediamo, per esclusione, se si tratterà allora di una classica rete alimentata a gas ad alta temperatura. Del resto, il know-how e il portafoglio di impianti di Varese Risorse (e del gruppo A2A da cui è controllata) si basano in gran parte su reti di teleriscaldamento a gas, tramite cogenerazione o caldaie, oltre che a rifiuti, e non ci viene difficile pensare che lo stesso possa essere stato proposto per il nostro territorio. Se le indiscrezioni risultassero fondate, la rete rischierebbe di nascere già vecchia. Un altro punto di domanda resta la dimensione della rete stessa che non sappiamo ancora quanto e come si estenderà.

Oggi sono necessarie politiche di riduzione drastica delle emissioni, che passano attraverso l’efficientamento e la dismissione graduale degli impianti a fonti fossili, tra cui il gas, necessità condivisa sempre più trasversalmente. Condizione per l'approvazione del progetto è la verifica che esso sia altamente innovativo e davvero utile a compiere un salto verso la decarbonizzazione del territorio e quindi alimentato realmente a fonti rinnovabili (dal 2032, al più tardi). È fondamentale che la dicitura energia a fonti rinnovabili non sia rispettata solo in modo formale, ma che vincoli effettivamente all'impiego di queste fonti.

Inoltre, affinché una rete basata su fonti rinnovabili possa funzionare, è necessario che essa si sviluppi di concerto con una serrata programmazione territoriale dell'efficientamento degli edifici pubblici e privati destinati a diventare utenze della rete: solo edifici ad alta efficienza energetica possono beneficiare della fornitura di calore da fonti rinnovabili, senza sprechi e discomfort termici nelle abitazioni.

In assenza di una forte regia pubblica, la rete di teleriscaldamento ed i ricavi dalla vendita del calore rischiano di disincentivare l'efficienza energetica nei prossimi decenni, cosa da evitare a tutti i costi se si vuole stare al passo con i tempi e con l'agenda politica sul clima.

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