"Volti e storie": Ritratti di lecchesi illustri da Lecco al Mondo
Il 2024 vede la concomitante celebrazione di una serie di anniversari relativi a personaggi illustri che, insieme ad Alessandro Manzoni, hanno scritto la storia della nostra Città e hanno espresso nei propri campi eccellenze di valore assoluto: Antonio Stoppani, geologo, naturalista e divulgatore scientifico, autore de”Il Bel Paese”, di cui ricorre il secondo centenario della nascita; Mario Cermenati, storico della scienza oltre che uomo politico, scomparso 100 anni or sono; Antonio Ghislanzoni, giornalista, scrittore e musicista, noto per essere il librettista de L'Aida di Giuseppe Verdi, di cui ricorre il bicentenario della nascita. Per celebrarli, il Comune di Lecco - insieme al SiMUL (Sistema Museale Urbano Lecchese) - promuove un programma di iniziative che, da aprile, si snoderà fino a novembre, sotto il titolo "Volti e Storie. Ritratti di lecchesi illustri da Lecco al Mondo", presentato a Palazzo delle Paure.
Il programma provvisorio
“Stoppani, Cermenati e Ghislanzoni rappresentano, con Manzoni, un patrimonio ideale della nostra Città. Lecchesi che si sono distinti in ambito scientifico, culturale e spirituale contribuendo in modo determinante alla storia della nostra civiltà e società - ha affermato in apertura Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco -. Rendere loro omaggio non è solo un tributo alla loro memoria. Vogliamo infatti rendere testimonianza, attraverso una serie di eventi letterari, musicali, culturali ed artistici alla innovazione e contemporaneità del loro messaggio, oltre che al loro impegno civile”.
“Siamo particolarmente felici ed orgogliosi di inaugurare una nuova rassegna che proporrà importanti appuntamenti culturali, alcuni di rilevanza nazionale, dedicata a quattro straordinari personaggi Antonio Ghislanzoni, Antonio Stoppani, Mario Cermenati e naturalmente Alessandro Manzoni - ha sottolineato Simona Piazza, vicesindaco e assessore alla Cultura -. Quattro lecchesi illustri, famosi in tutto il mondo per il loro prezioso apporto alla letteratura, alla scienza, alla politica e alla musica; quattro percorsi umani e professionali illuminati dal talento di ciascuno, ma anche da tanto lavoro e dedizione. Una città che desidera essere protagonista del futuro non può fare a meno della sua storia e sa trasformarla in un’opportunità di incontro e dialogo con il presente”.
A sottolineare l'intreccio di relazioni e rapporti tra i quattro padri della nostra cultura è stato il direttore del SiMUL, Mauro Rossetto: “Innanzitutto mi piace ricordare l'impegno civico e patriottico, in ambito risorgimentale, che li unisce, pur con distinte visioni: eredi della tradizione garibaldina e repubblicana Cermenati e Ghislanzoni e del cattolicesimo liberale Manzoni e Stoppani, ma tutti animati da ideali di libertà e indipendenza rispetto al dominio austriaco. Tra Manzoni e Stoppani, poi, è forte la comune ispirazione e il profondo legame con il pensiero rosminiano, mentre la ricerca scientifica e la passione per la montagna accomuna Cermenati e Stoppani. E poi vi è il ruolo determinante svolto dal Ghislanzoni in ambito letterario con il movimento culturale della Scapigliatura milanese, che trovò a Maggianico uno dei luoghi d'elezione”.
Il programma di iniziative prenderà il via il prossimo 12 aprile, alle ore 18,45, presso l'Aula magna del Politecnico di Milano - Polo Territoriale di Lecco, con l'evento dal titolo "L'attualità del Bel Paese": la presentazione, in anteprima nazionale, della nuova edizione Millenni Einaudi della celebre opera dello Stoppani. La serata, coordinata da Mauro Rossetto e organizzata con il contributo del Rotary Club Lecco e in collaborazione con l'Associazione Promessi sposi in circolo, Giulio Einaudi editore, il Politecnico di Milano - Polo Territoriale di Lecco ed Assocultura Confcommercio Lecco, vedrà i saluti istituzionali del Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza e del Presidente del Rotary Club Lecco Francesco Locatelli. Seguirà una tavola rotonda a cui prenderanno parte Walter Barberis (storico dell'Università di Torino e curatore dell'opera), Mauro Bersani (editor dei Classici Einaudi) e Bruno Biagi (Associazione Promessi sposi in circolo). "Sarà il primo degli eventi di un programma che si andrà ad arricchire nei prossimi mesi con il coinvolgimento delle realtà vive del territorio, oltre che di istituzioni nazionali come l'Istituto di Studi Verdiani, l'Accademia dei Lincei e il Centro Studi Rosminiani” ha concluso Rossetto.
Mario Cermenati
Mario Cermenati, primo di quattro figli, nacque a Lecco il 16 ottobre 1868. Mostrò precocemente uno spiccato interesse per le scienze naturali, indotto e alimentato da frequenti escursioni sulle Alpi e Prealpi lombarde. Già a dodici anni aveva raccolto una notevole collezione di animali, piante e minerali. Alla montagna rimase sempre molto legato, dedicandole numerose conferenze e pubblicazioni, e assumendo dal dicembre del 1889 la presidenza della sezione di Lecco del Club alpino italiano. Terminati gli studi secondari presso l'istituto tecnico di Sondrio, dal 1886 seguì i corsi di scienze naturali all'università di Torino. Nel 1890, dopo la laurea, conseguita a Catania dove si era recato per specializzarsi in vulcanologia, fu nominato assistente di A. Portis alla cattedra di geologia e paleontologia nella università di Roma. L'anno dopo iniziò a pubblicare, in collaborazione con A. Tellini, la Rassegna delle scienze geologiche in Italia (in tre volumi dal 1891 al 1893), con l'intento di segnalare e di riassumere tutti i lavori di geologia e mineralogia editi in Italia.
I suoi interessi però si rivelarono presto più di carattere storico che propriamente scientifico; e la pubblicazione nel 1893 delle conferenze tenute al Circolo dei naturalisti di Roma (Evoluzione e momenti storici delle scienze geologiche) rappresentò il primo passo sulla nuova strada di studioso di storia delle scienze naturali. Preoccupato sempre di risalire alla fonte originale per ricostruire con precisione l'opera e il pensiero degli autori trattati, si occupò specialmente di scienziati italiani quali F. Calzolari, L. Ghini, S. Boldoni, A. Navagero; e in particolare di Ulisse Aldrovandi, filosofo, medico e naturalista bolognese, di cui ebbe modo di consultare i numerosi manoscritti giacenti nella Biblioteca universitaria di Bologna, segnalandone l'importanza e proponendoli per una pubblicazione.
Ma l'attività, scientifica e organizzativa, a cui rimane essenzialmente legato il nome del Cermenati, è quella rivolta alla figura di Leonardo da Vinci. Egli difatti impiegò la maggior parte delle sue energie, non solo di studioso ma anche di uomo politico, per indagare, valorizzare e far conoscere il grande scienziato. Appassionato cultore dell'opera di Leonardo, aveva raccolto nella sua vasta biblioteca - andata distrutta durante l'ultima guerra - una notevole quantità di materiale e aveva dedicato molti lavori a particolari aspetti della sua figura e attività. L'impegno politico, dopo quello di storico della scienza, rappresenta il secondo importante aspetto della sua personalità. Il 7 marzo 1909 fu eletto deputato al Parlamento nelle file del blocco democratico-liberale per il collegio di Lecco, e vi fu confermato fino alle elezioni del '23, alle quali non si presentò. Scoppiata la prima guerra mondiale, Cermenati, interventista convinto, ai primi di luglio del 1915 partì volontario per il fronte; con il grado di tenente degli alpini combatté nell'alta Valtellina, allo Stelvio e al Tonale e si guadagnò la croce di guerra. Dal 1917, lasciata la vita militare per ragioni di salute, assunse alti incarichi governativi: sottosegretario all'Agricoltura nel ministero Boselli, sottosegretario all'Assistenza militare e Pensioni di guerra nel gabinetto Orlando - in quest'ultima carica si impegnò ad ottenere le pensioni agli invalidi e ai mutilati -, di nuovo sottosegretario all'Agricoltura nel ministero Nitti, dove si occupò di questioni scientifico-organizzative riguardanti le miniere, la regolamentazione della pesca, l'uso dei combustibili fossili. Il giorno 8 ottobre 1924 morì a Castelgandolfo, dopo aver visto pubblicato il primo volume di scritti vinciani, contenente la prima parte del codice Arundel 263 del British Museum.
Antonio Stoppani
Antonio Stoppani nasce a Lecco nel 1824, uno di 14 fratelli. Fin da ragazzo è curiosissimo: fugge spesso, cacciando insetti e farfalle e tornando sempre a casa carico di rocce. È affascinato dalla natura, soprattutto dai minerali. Studente del Seminario Arcivescovile di Milano, nel 1848 partecipa alla Primavera dei popoli: durante le Cinque Giornate comunica con gli insorti al di là delle file nemiche tramite piccoli palloni aerostatici ingegnosamente costruiti allo scopo. La sua carriera accademica inizia come professore della prima cattedra italiana di Geologia all’università di Pavia nel 1861-62. Nel 1862 diventa docente dell’Istituto tecnico superiore di Milano, quello che diventerà successivamente il Politecnico. È Stoppani a inventare la Geologia stratigrafica, e il suo Corso annuale di geologia (1866-70), in tre volumi, sarà universalmente ammirato per lo stile e la chiarezza. In quest’opera introduce il concetto di “epoca antropozoica”, ovvero quella in cui il genere umano ha iniziato ad agire sulla natura.
Per molti motivi possiamo considerarlo a pieno titolo il primo divulgatore scientifico nel nostro Paese. Il suo concetto di cultura è straordinariamente moderno e democratico. Per lui, le idee scientifiche devono diventare bagaglio di tutti. È un fautore dell’innalzamento della cultura media, ritenuta parte di un benessere individuale e collettivo irrinunciabile. Dal 1882 Stoppani è Direttore del Museo civico di Storia Naturale di Milano. Per prima cosa dona tutte le sue collezioni naturalistiche all’istituto e porta avanti un modo di parlare di scienza spettacolare e moderno: ad esempio crea i diorami, veri e propri palcoscenici in cui l’informazione scientifica viene sceneggiata e diviene spettacolo. Lo scienziato viaggia molto durante tutta la vita, e soprattutto racconta questi viaggi nelle sue opere, in particolare ne “Il Bel Paese”, opera che lo ha reso universalmente famoso in Italia e non solo. La prima edizione di questo classico italiano della letteratura di divulgazione scientifica è del 1876.
Un volume che entra a far parte di quel pantheon letterario che contribuì a “fare gli italiani”, dopo aver fatto l’Italia, citando D’Azeglio. Negli ultimi anni della sua vita, Stoppani viene sempre più spesso aspramente criticato da alcuni ambienti cattolici per la sua visione positivista e le riflessioni sul rapporto tra scienza e fede. Superato il livello della diffamazione, porta in tribunale il giornale L’Osservatore cattolico. Muore nel 1891, poco prima di vedere l’inaugurazione del “suo” Museo di Storia Naturale. L’intera città si ferma, come leggiamo in una cronaca del suo funerale:
Non furono soltanto delle onoranze funebri, ma una dimostrazione solenne, alla quale prese parte tutta la cittadinanza nei suoi vari ceti, nelle sue gradazioni politiche, se ne eccettui la estrema dei clericali intransigenti, che ebbero, i caporioni almeno, il pudore di non intervenire. […] Dal funerale di Ponchielli – tanto popolare a Milano – non si vide mai nulla di così imponente.
Corriere della Sera, 6 gennaio 1891
Antonio Ghislanzoni
Dicendo mal di tutti, il vero espressi / Lassù nel mondo; se parlar potessi, / Pietoso passeggier, ora direi / Ogni bene di te, ma… mentirei. (Antonio Ghislanzoni, Il mio epitaffio)
Il nome di Antonio Ghislanzoni (Lecco, 25 novembre 1824 – Caprino Bergamasco, 16 luglio 1893) è associato soprattutto al libretto dell'Aida di Giuseppe Verdi, col quale collaborò anche alle revisioni della Forza del destino e di Don Carlos. Anche se la memoria della sua attività artistica e intellettuale non ha finora trovato una collocazione di livello compiutamente nazionale, Ghislanzoni è una figura emblematica della temperie culturale lombarda, a cavallo tra la fine della Restaurazione e il nuovo corso determinato dalla costruzione del Regno d’Italia e dalle successive trasformazioni socioeconomiche, che ebbero in Milano il loro epicentro.
Anticonformista, generosamente ribelle, entusiasta perseguitore di avventure editoriali, artista eclettico, tra musica, giornalismo e letteratura, pagò a caro prezzo la sua indipendenza d’idee e la sua coerenza. In gioventù con l’esilio e la carcerazione e, negli ultimi anni della sua vita, con le difficoltà finanziarie. Il padre lo volle in seminario, ma la ferrea disciplina dell'istituto fu poco tollerata dal piccolo Ghislanzoni, che, diciassettenne, venne espulso: l'anticlericalismo sarebbe rimasto una costante della sua ideologia. Terminato il liceo a Pavia e iscrittosi a Medicina, Ghislanzoni, dopo essersi accorto di possedere una bella voce di baritono, si mise a studiare canto e pochi mesi dopo (nel 1846) si fece scritturare al teatro di Lodi come primo baritono. Ben presto tuttavia abbandonò le scene liriche per la carriera letteraria. I suoi primi articoli furono per il prestigioso Cosmorama Pittorico di Milano. Sullo stesso giornale pubblicò il suo primo romanzo, Gli artisti da teatro, parzialmente autobiografico.
Vicino alle idee politiche mazziniane, collaborò anche con giornali repubblicani e per questo fu costretto a rifugiarsi in Svizzera. Fu ugualmente arrestato dai francesi e deportato in Corsica. Nel 1857 contribuì a fondare il giornale umoristico L'Uomo di Pietra. Dopo la Seconda guerra di indipendenza (1859) si legò al gruppo milanese degli Scapigliati e si diede anche alla critica musicale. Fu redattore della Gazzetta musicale di Milano; diresse L'Italia musicale; diresse e collaborò a La rivista minima e più tardi, ritiratosi a Lecco, pubblicò il Giornale-Capriccio. Ma il coinvolgimento nell’ambiente musicale lo portò anche ad essere autore di oltre 60 libretti fra i quali, oltre all'Aida, I Lituani e Il parlatore eterno per Amilcare Ponchielli, Salvator Rosa e Fosca per Antônio Carlos Gomes, Papà Martin e Francesca da Rimini per Antonio Cagnoni, I promessi sposi per Errico Petrella. Moltissime furono le collaborazioni a differenti testate, che ospitarono sue recensioni ed interventi di varia natura, ma anche romanzi a puntate e racconti, dimostrando la capacità di adattare il suo stile narrativo a diversi generi letterari. Pubblicò persino un romanzo apocalittico, Abrakadabra - storia dell'avvenire (1864-65).
Questo e altri racconti di fantascienza umoristica ne fanno uno dei primi autori italiani di tale genere. Per la poesia ricordiamo invece Libro proibito (1878), grande successo, tanto che nel 1890 sarebbe giunto alla settima edizione. Negli anni settanta si trasferì a Maggianico e nel 1880 a Caprino Bergamasco. Morì nel 1893 a 69 anni e ricevette sepoltura nel Cimitero monumentale di Lecco.