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La scelta di Marianna: "Chiudo il mio negozio, ma non mi arrendo"

La calolziese Cavenago racconta le difficoltà di chi lavora in proprio e l'importanza di saper affrontare nuove sfide: "Ora lancerò Apelab"

Decide di chiudere dopo 5 anni il proprio negozio di gioielleria, ma non si arrende e rilancia puntando su una nuova attività di grafica e fotografia. Questa la scelta lavorativa della calolziese Marianna Cavenago, che ha deciso di raccontare - anche con un video pubblicato sui social - la propria avventura imprenditoriale per testimoniare le difficoltà di chi apre una partita iva e vuole mettersi in gioco, anche contro i pregiudizi e le critiche di coloro che vedono con sospetto chi ama i cambiamenti.

Marianna ha dovuto superare il dolore della morte del papà durante il covid, quello stesso covid che ha poi messo in difficoltà anche il suo negozio nel periodo immediatamente successivo all'apertura. Nonostante ciò i risultati sono arrivati, ma non sono stati sufficienti per continuare sulla stessa strada. La calolziese ha comunque fatto tesoro dell'esperienza vissuta e ora si lancia in una nuova sfida, forte del sostegno di tanti clienti e amici.

L'apertura della tanto temuta partita iva

"Ebbene sì, dopo 5 anni chiudo la mia attività da commerciante - racconta Marianna - Nel 2018 avevo deciso di dimettermi dal mio lavoro come dipendente a tempo indeterminato e di rilevare la gioielleria che era di mio fratello, aprendo così la tanto temuta partita Iva. A 5 anni dall'inaugurazione, tra pochi giorni chiuderò però questo negozio e mi dedicherò a una nuova attività di grafica e fotografia dal nome Apelab".

Chiudere non è stata una scelta facile. "In quest'attività ci ho messo il mio impegno, il mio tempo, i miei soldi. Ma soprattutto i miei sogni. Sono stati anni decisamente anomali perché dopo il primo anno di apertura ho dovuto fronteggiare il covid. Questo ha comportato per me non solo la chiusura temporanea del negozio, ma anche una tragedia terribile coma la perdita di papà proprio dovuta al virus".

Clicca qui per vedere il video con la storia raccontata da Marianna Cavenago

"In termini pratici avere un negozio fisico è una cosa difficile - continua Marianna - Poter contare comunque su una solida base di clienti, averla costruita durante questi 5 anni non è stato sufficiente. Oltre ai costi alti che un'attività in proprio comporta, in particolare nel settore dei gioielli, c'è stata la componente del rialzo altissimo della quotazione dell'oro. Tutto ciò non ha aiutato. L'oro continua a salire, i margini sono sempre più risicati e c'è la forte concorrenza di aziende molto più strutturate della mia".

"Mi sono dovuta guardare in faccia con onestà e ammettere la situazione. E questo mentre vedevo crescere Apelab con tutta naturalezza. Ho così capito quanto sarebbe stato più importante dare fiato a un'attività in crescita in modo quasi automatico e sacrificare un negozio che nonostante rendesse nel suo piccolo non era paragonabile come crescita in termini di risultati economici e di risposta dei clienti".

La delusione per giudizi e pregiudizi

"Ho chiuso con la consapevolezza che la scelta sarebbe stata sicuramente giudicata e con il dispiacere di lasciare una strada che mi appassionava. Poi, emotivamente, c'è la paura di cambiare vita di nuovo perché il lavoro sarà completamente diverso. Non ci sarà più lo stesso contatto con il pubblico e non lavorerò più con gli stessi fornitori ai quali mi ero ormai affezionata. E questa decisione - incalza Cavenago - l'ho presa anche con una certa rabbia verso di me. Non avrei mai pensato di chiudere dopo 5 anni, ho fatto io stessa delle valutazioni sbagliate, anche se molto hanno pesato elementi esterni. Con il covid ho avuto difficoltà emotive, non ero sul pezzo... e ho perso il momento.... Senza dimenticare le zone di tutti colori, la paura, le restrizioni sociali e pure l'odio sociale".

Il tutto si è tramutato in una voglia di riscatto. "Ho preso la decisione di aggiungere nuovi settori al negozio per cercare di dare nuova vitalità, di portare altre persone a conoscermi e ho aggiunto l'ufficio fotografico con il servizio fototessere che in città mancava. Poi ho unito la realizzazione dei primi prodotti grafici e da lì tutto ha preso una piega positiva".

"Cambiare può essere la scelta giusta"

"Molte persone giudicano le difficoltà degli altri come fallimenti. Ma è sbagliato. Io mi sono accorta che perseverare in quello che stavo facendo solo perché era un mio sogno stava diventando qualcosa di stupido. Ho fatto tanti cambiamenti in varie fasi della mia vita. Ho cambiato università e mi sono laureata. Eppure c'è chi pensa: non potevi scegliere subito quella giusta? A me non è andata così. Ho sbagliato? Forse, ma alla fine ho ottenuto il risultato, lo stesso con alcuni cambi di passo lavorativi, da dipendente a partita iva. Ora un nuovo cambiamento. Non per forza uno che cambia lavoro è una persona superficiale, che non vuole accontentarsi, uno che non sa vivere serenamente o un incapace".

Marianna conclude con una riflessione più generale: "Tutti cresciamo con la convinzione che l'obiettivo deve essere per forza la stabilità lavorativa e quindi siamo portati a giudicare non bene una persona senza una vita occupazionale standard. Ma i tempi cambiano, il mercato cambia, non ci sono più i parametri di un tempo e credo che l'importante sia fare tesoro delle proprie esperienze e sapersi rimettere in gioco. In bocca al lupo Marianna! Io riparto così".

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