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Richiesta respinta

Inquinamento in Lombardia, “lo stato di calamità non ha senso”

Il maltempo ha portato a un radicale miglioramento dei dati

Niente stato di calamità per l'inquinamento in Lombardia. Pioggia, vento e neve hanno portato a un radicale miglioramento della qualità dell'aria, come testimoniato dai dati rilevati dalle centraline sparse di provincia in provincia. Spiegano la decisione i dati relativi ai giorni di superamento della soglia di Pm10 nel 2023 - rispetto al dato del 2003 - nei capoluoghi della regione: 

  • Milano: da 163 giorni a 49 giorni;
  • Monza: da 145 giorni (dato 2006) a 40 giorni;
  • Como: da 102 giorni a 15 giorni;
  • Bergamo: da 112 giorni a 21 giorni;
  • Brescia: da 118 giorni a 40 giorni;
  • Lodi: da 137 giorni a 43 giorni;
  • Mantova: da 188 giorni a 62 giorni;
  • Sondrio: da 97 giorni a 6 giorni;
  • Lecco: da 97 giorni a 6 giorni;
  • Varese: da 19 giorni (dato 2004) a 4 giorni;
  • Cremona: da 136 giorni a 46 giorni;
  • Pavia: da 122 giorni (dato 2004) a 33 giorni.

“Non esistono elementi normativi per chiedere lo stato di emergenza. Strumentalizzare la questione ambientale - spiega l'assessore all'Ambiente e Clima, Giorgio Maione - per fini politici contro la Regione Lombardia significa screditare un sistema di imprese, enti locali, agricoltori, operatori turistici che ha investito sulla sostenibilità ambientale ottenendo risultati che sono dimostrati dai dati”. Nel periodo invernale “sono frequenti condizioni di inversione termica che trasformano la Pianura Padana in una sorta di recipiente chiuso, in cui gli inquinanti vengono schiacciati al suolo. Questo spiega perché nella pianura padana le concentrazioni della maggior parte degli inquinanti mostrano uno spiccato ciclo stagionale, con valori invernali di molto superiori a quelli estivi. Ovviamente vogliamo continuare a investire sulla riduzione della circolazione dei veicoli più inquinanti, su misure di efficientamento energetico, sul corretto utilizzo domestico della biomassa legnosa e sul miglioramento della gestione dei reflui zootecnici”.

“Stato di calamità: proposta senza senso”

“Una proposta che non ha senso”. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha replicato così, a margine della seduta di Consiglio, all'opposizione che ha chiesto stato di calamità per la Lombardia. “I dati - ha aggiunto il governatore - dimostrano che il trend è in netto miglioramento in tutti i territori della nostra regione”. Maione ha quindi spiegato che “la Lombardia ha fatto investimenti senza precedenti sul tema della qualità dell'aria: 19 miliardi di euro in cinque anni per infrastrutture, innovazione e agricoltura. Per i prossimi anni sono previsti altri finanziamenti che abbatteranno ulteriormente le emissioni. La media annuale di PM10 negli ultimi anni non ha mai superato in nessuna stazione i limiti normativi e nel 2023 anche la media annuale di PM2.5 è rimasta per la prima volta entro i limiti in tutta la Lombardia”.

“Servono equilibrio e buonsenso”

“Secondo uno studio di ARPA Lombardia, il perseguimento degli obiettivi della nuova Direttiva europea per la riduzione delle PM 2.5 dal 2030 non è ottenibile attraverso le sole misure tecnologiche ma dovrebbe essere coadiuvato da una drastica riduzione dell'attività quali: una riduzione del 75% dei veicoli, del 75% degli impianti di riscaldamento a metano e del 100% degli impianti di riscaldamento domestico a biomassa, una riduzione, inoltre, del 60% del bestiame (bovini e suini) e, infine, del 75% di un'attività industriale. Questo è ciò che dovremmo fare secondo qualche fenomeno di Bruxelles ed è ovviamente impensabile poterlo ottenere entro il 2030 senza seminare in modo scriteriato il panico nella nostra regione”, spiega invece consigliere regionale lecchese di Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini.

“Durante il periodo Covid, quando c'è stato il blocco totale del traffico, è stato accertato come le polveri sottili fossero ugualmente presenti e quindi abbiamo dimostrato plasticamente che non basta limitare l’uso dell’auto per aumentare la qualità dell'aria. Questa autofobia si è dimostrata inefficace e allora si è cercato di trovare altri responsabili, come gli agricoltori, quelli che usano la stufa e il camino, addirittura chi accende un fuoco a Sant’Antonio. La transizione ecologica non può essere calata dall'alto ma deve tenere in considerazione le diverse specificità e sensibilità, come quelle territoriali ed antropiche, che la nostra Pianura Padana presenta. Parlare di sostenibilità ambientale senza contestualmente tenere conto di quella economica e sociale non è una operazione di buonsenso, ma semplicemente una eco-follia. Dobbiamo pensare a come contrastare la povertà energetica perché, se imponiamo alle persone che vivono nella fascia montana e pedemontana di abbandonare le stufe e i camini, non possiamo non fornire loro un'infrastruttura energetica alternativa, come la rete del gas”.

“In generale, tutte le attività antropiche inquinano: uso un paradosso, anche semplicemente quando respiriamo, stiamo inquinando. Mettere al mondo un figlio è inquinante. Allora, cosa dovremmo fare? Dovremmo smettere di respirare e smettere di fare figli? Dobbiamo, invece, smascherare questo finto ambientalismo, che è in realtà distruttivo dell'impresa umana, specialmente quella rurale. È indispensabile far valere un concetto chiave, ossia che la transizione ecologica non è in contrapposizione con il rispetto delle nostre tradizioni, con l'attività antropica, con la nostra storia e la nostra identità. Queste devono andare di pari passo e non sono incompatibili con la difesa dell'ambiente. Molto è già stato fatto da Regione Lombardia - ricordo per esempio i 23 milioni di euro stanziati per finanziare la sostituzione degli impianti domestici a biomassa legnosa, grazie ad un mio ordine del giorno al Bilancio previsionale - molto può ancora essere fatto. Ho avanzato alcune proposte, in relazione all’uso della biomassa legnosa, per esempio, ho proposto di recuperare la legna e gli scarti legnosi dai boschi che vengono abbandonati ed utilizzarli per produrre energia, realizzando una vera economia circolare che possa anche favorire le imprese boschive in accordo con le società che già oggi si occupano di produrre energia, trasformando un potenziale pericolo in un'opportunità che va nella direzione giusta per la prevenzione degli incendi boschivi e la salvaguardia dal rischio di dissesto idrogeologico”.

“Si può pensare, inoltre, ad un maggiore sostegno agli allevamenti non intensivi, quelli localizzati soprattutto nelle zone montane e pedemontane. Oggi, troppi bandi sono inaccessibili per queste imprese agricole che non hanno i numeri degli allevamenti della grande pianura e, dunque, fanno fatica ad accedere alle risorse. È necessario incentivare queste attività e anche spostare gli allevamenti dalla pianura ai pascoli montani perché, delocalizzando e disperdendo le emissioni si riduce l’inquinamento e, al contempo, si contrasta il fenomeno dello spopolamento delle “terre alte”. Anche in relazione al trasporto pubblico locale abbiamo visto esempi virtuosi nell’acquisto di battelli elettrici suo lago d’Iseo ed è chiaro che sarebbe davvero utile regionalizzare il servizio di navigazione dei laghi lombardi, così da poter investire per inquinare sempre meno e per avere mezzi che sono all'avanguardia anche nel Lario e negli altri specchi d’acqua dolce. Non bisogna essere sempre alla ricerca di un colpevole, incominciamo ad occuparci della fine del mese e smettiamola di seminare panico su una presunta fine del mondo che non è alle porte. Solo rispettando l’equilibrio sacrosanto tra la sostenibilità ambientale, quella sociale e quella economica, daremo risposte concrete a un problema reale ma che non si può risolvere con le eco-follie di cui qualcuno a sinistra si fa promotore”.

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