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«Non avrei mai pensato di dover ringraziare la mia professione per avere garantito un diritto»

Vaccini anticovid, la testimonianza dell'insegnante lecchese Tamara Fumagalli: «Sono un soggetto a rischio poiché affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio severo. Ma solo nei prossimi giorni potrò essere finalmente vaccinata»

È considerata un soggetto a rischio per le sue condizioni di salute, ma nonostante ciò è ancora in attesa di un vaccino contro il covid. Non ha ricevuto nè la prima, nè la seconda dose. Per questo la docente lecchese Tamara Fumagalli ha deciso di rendere pubblica la propria storia allo scopo di ricordare a tutti che i diritti primari di ogni individuo non devono mai passare in secondo piano, a partire proprio da quello alla salute. 43 anni, residente a La Valletta Brianza e insegnante di inglese alle scuole medie, Fumagalli ha così raccontato tramite i propri canali social la sua vicenda personale, inviando una lettera anche a diversi organi di stampa nazionali e locali tra cui Lecco Today. Fino a ieri era ancora in attesa. Poi, in serata è arrivata la buona notizia: nei prossimi giorni potrà essere finalmente essere vaccinata dato che Regione Lombardia ha aperto le prenotazioni per il personale scolastico, e lunedì 8 marzo inizieranno le somministrazioni.

Covid, l'8 marzo partono le vaccinazioni per gli insegnanti

Tamara parla però di una vittoria a metà: oltre ai ritardi delle scorse settimane infatti, riceverà il siero Astrazeneca la cui copertura è ritenuta meno efficace rispetto a quella del vaccino Pfizer che le sarebbe spettato in quanto affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio severo. «Non avrei mai pensato di dover ringraziare la mia professione per avere garantito un diritto» - commenta Fumagalli sottolineando inoltre le difficoltà dello smartworking e della didattica a distanza per insegnanti e alunni. Ecco le sue lettere nelle quali spiega la propria situazione, con un sentimento che ora oscilla tra delusione e sollievo.

«Il medico del lavoro mi ha costretta in smart working finché non sarò vaccinata»

Buongiorno, ho 43 anni, e risiedo in Lombardia in provincia di Lecco. Sono ritenuta un soggetto a rischio poiché affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio di grado severo. Sono anche un'insegnante della scuola secondaria di primo grado e il medico del lavoro mi ha costretta in smart working finché non sarò vaccinata. 

La ripercussione dal mio lavoro da casa viene percepita innanzitutto dai miei alunni, che si vedono privati dell'importante contatto in presenza fondamentale per l'apprendimento. Secondariamente, si è richiesto all'istituto scolastico di convogliare importanti risorse educative a vigilare nelle mie classi mentre io svolgo lezione a distanza, mettendo così a repentaglio le ore di supplenza e sacrificando le importanti ore a livello educativo didattico di compresenza, essendo il personale scolastico già ridotto all'osso. 

Ciò che rende ancora più surreale, forse quasi kafkiana, la situazione è che io dovrei essere vaccinata come non solo come soggetto fragile, ma anche perché insegnante. Eppure, alla data attuale (2 marzo ndr), per nessuna delle due categorie io sono mai stata chiamata. (...)  A seguito di questo ho già scritto alla Regione Lombardia su ogni canale Social e l'unica risposta, che sono riuscita a ottenere tramite Messenger, è stata un inoltro delle comunicazioni circa i calendari vaccinali della Regione Lombardia, che tutti conosciamo, nei quali non figurano le persone fragili. (...) 

E gli insegnanti, che invece ogni giorno si rapportano con almeno venti studenti per classe, non hanno diritto a un vaccino, in Lombardia? (...) E l'indignazione non è solo per me, ma penso anche a mia suocera ottantenne, ancora in attesa dal primo giorno in cui l'ho registrata e ai miei genitori settantenni e sessantenni che sono ancora in attesa......  Vi ringrazio per l'ascolto dedicatomi,

Cordialmente, Tamara Fumagalli

«Essendo prima che una lavoratrice una persona fragile, mi domando dove sia la tutela dei soggetti fragili»

Buongiorno, ho scritto poco meno di 24 ore fa per segnalare lo sconcerto del fatto che nonostante io sia ritenuta un soggetto fragile,  poiché affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio di grado severo, e sia anche un'insegnante, non fossi ancora stata chiamata per il vaccino in nessuna delle due categorie.

La volontà di voler avere un vaccino in tempi brevi risiede nel fatto che  il medico del lavoro mi ha costretta in smart working finché non sarò vaccinata. La ripercussione dal mio lavoro da casa viene percepita innanzitutto dai miei alunni, che si vedono deprivati dell'importante contatto in presenza fondamentale  per l'apprendimento.

Secondariamente, si è richiesto all'istituto scolastico di convogliare importanti risorse educative a vigilare nelle mie classi mentre io svolgo lezione a distanza, mettendo così a repentaglio le ore di supplenza e sacrificando le importanti ore a livello educativo didattico di compresenza, essendo il personale scolastico già ridotto all'osso. 

Ma sempre ieri, proprio poche ore dopo le mie rimostranze, sono stata messa a tacere grazie all'imminente apertura del portale di iscrizione vaccinale per insegnanti. Ovviamente mi sono subito iscritta, pur sapendo che Astrazeneca non è il primo vaccino consigliato per me.

Non posso che essere sincera nel dire che sono contenta di poter essere vaccinata, ma mi sentirei ipocrita a ritenermi soddisfatta. Essendo prima che una lavoratrice una persona fragile, mi domando dove sia la tutela dei soggetti fragili. Per diritto mi spetterebbe il vaccino Pfizer, ma per fortuna potrò sicuramente avere Astrazeneca: non avrei mai pensato di dover ringraziare la mia professione per avere garantito un diritto umano.

La mia indignazione consiste nel fatto che io mi sento in colpa per riuscire a usufruire almeno di un vaccino, rispetto ad altre persone fragili che, non essendo insegnanti, non potranno usufruire nemmeno di uno. La mia amarezza risiede proprio nel constatare che è unicamente grazie alla categoria lavorativa cui appartengo, e non alla condizione di salute che mi contraddistingue, se potrò avere riconosciuto un accesso prioritario a un vaccino che tuteli proprio quella condizione di salute.

Il mio pensiero va inesorabilmente a tutte quelle persone a rischio, ritenute fragili, che conosco e che svolgono un altro lavoro. Loro stanno ancora aspettando l'accesso a un portale che ancora non è aperto...... forse bisognerebbe proprio andare in un'altra dimensione per avere un simile portale.

Vi ringrazio di nuovo per avermi ascoltata, mi rendo conto di essere ridondante, ma non mi sembra corretto smettere di far sentire la mia voce solo perché per un motivo, che non è quello reale, io verrò vaccinata. E soprattutto, se per caso quando mi chiameranno si renderanno conto della mia situazione di salute e decideranno di somministrarmi non il vaccino Astrazeneca ma un altro, il mio pensiero non cambierà. Certamente: avrò potuto avere accesso a quella tipologia di vaccino solamente perché 18 anni fa ho deciso di intraprendere una determinata carriera lavorativa... Potete concedere una battuta ironica? Effettivamente gli insegnanti sono i soliti raccomandati......

Cordialmente, Tamara Fumagalli

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