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Acqua pubblica, bocciati gli emendamenti allo statuto di Lario Reti. Riva (M5S): "I lecchesi sapranno chi ringraziare se le tariffe aumenteranno"

Il Consigliere pentastellato aveva proposto che gli utili della società venissero usati anche per abbassare le tariffe

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Lunedì 12 ottobre la maggioranza consigliare di Lecco, a guida PD, con i voti di Vivere Lecco ed Appello per Lecco (con l'eccezione del Consigliere Ivano Donato che ha invece votato a favore) ha bocciato i tre e emendamenti con i quali:

1°) Chiedevo di scongiurare la possibilità che nella gestione del servizio idrico integrato della provincia di Lecco, potessero subentrare soggetti a capitale privato o pubblico/privato, mettendolo nero su bianco ad integrazione dell'art.8 comma 2 dello Statuto di Lario Reti Holding.

La proposta contemplava il divieto di trasferimento delle azioni a soggetti che, nel loro capitale, vedano la presenza di soci privati, in qualsiasi quota. In questo modo già a livello statutario si chiarificava l’impedimento all’ingresso nel capitale di LRH alle multiutility quotate in borsa o, comunque, ai soggetti nel cui capitale vi è la presenza mista nel capitale di Comuni e soci privati. Il “Risiko” delle aziende multiutility lombarde è iniziato da mesi, pertanto chiedevamo che il patrimonio dei lecchesi investito in LRH venisse messo al riparo delle speculazioni borsistiche e dei giochi societari della finanza. 

Il tutto alla luce del concreto rischio, emerso analizzando il documento "Piano di Programma" pluriennale redatto da Lario Reti Holding relativo all'avviamento ed allo sviluppo della gestione del Servizio Idrico Integrato, laddove si esplicita l’intenzione, a partire dal 2020, di attingere a capitali di rischio. Rimane lo sconcerto nel verificare che detto Piano, pur redatto in data 30 marzo 2015, sia stato presentato dall’Amministrazione in Commissione solo la scorsa settimana.

2°) Chiedevo che qualsiasi modifica statutaria, che portasse a significative modificazioni della Società, avvenisse con un largo consenso, pari ai quattro quinti del capitale, anziché ai soli due terzi proposti, riducendo quindi al massimo eventuali tentativi di stravolgimento statutario. 

3°) Chiedevo di destinare l’utile conseguito, al netto degli accantonamenti a riserva legale e dell’imposizione fiscale e degli investimenti, all’abbattimento delle tariffe dei cittadini per l’anno successivo.

Questo poiché l’attuale normativa prevede che la tariffa annua segua il principio del “full recovery cost” e quindi copra i costi fissi ed operativi, gli investimenti e gli oneri finanziari. Pertanto un eventuale utile conseguito dalla Società significherebbe aver applicato ai cittadini una tariffa troppo elevata. 

Gli utili devono invece consentire o una riduzione delle tariffe (visto che le tariffe lecchesi sono tra le più alte in Lombardia) o investimenti a miglioramento degli attuali acquedotti e della rete di carico e di distribuzione con conseguente riduzione delle perdite idriche. Chiedevo che l’utile concorresse in primis all’abbattimento delle tariffe dell’anno successivo.

Tre proposte di buon senso che avrebbero fatto l’interesse dei cittadini lecchesi e che oltre a difendere inequivocabilmente quanto sancito dal referendum avrebbero potuto introdurre politiche di calmierazione delle tariffe. Tutte e tre proposte sono state bocciate con motivazioni tutt’altro che convincenti.

Invece, da oggi i lecchesi sanno chi dovranno ringraziare se le loro tariffe idriche aumenteranno benché la Società che gestirà il Servizio Idrico Integrato continuerà a perseguire utili in contrasto con la scelta di 27 milioni di italiani che, nel 2011, con il loro voto, avessero sancito che con l'acqua non si debbano fare utili.

Massimo Riva - Gruppo Consiliare MoVimento 5 Stelle

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