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Cronaca

Caso Pischedda, Zamperini: «Sentenza ingiusta. Le istituzioni si facciano sentire»

Nessun colpevole per la morte dell'agente: «Vicino alla famiglia e ai colleghi. Chiederò personalmente un impegno ai nostri parlamentari»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Ho aspettato qualche giorno, rispettando il dolore dei parenti, degli amici e dei colleghi, prima di prendere posizione rispetto a una sentenza molto discutibile che forse non ha pienamente soddisfatto la ricerca della verità né adeguatamente accertato le eventuali responsabilità penali che potevano emergere sulla tragica morte dell’agente Pischedda. Adesso, però, non possiamo più tacere!

Come è triste constatare che nessuno risponderà per il sacrificio di un ragazzo che ha perso la sua vita in divisa. Comprendo perfettamente il dolore e il senso di ingiustizia che ha colpito mamma Diana e papà Giovanni, i genitori di Francesco. Esprimo il mio rammarico anche a nome dei tanti amici, molti dei quali appartenenti alle Forze dell'Ordine, che in questi giorni mi hanno telefonato o scritto per sollecitare un intervento delle istituzioni, colpevolmente assenti e silenti in questa vicenda. Assieme a Pietro Fiocchi, lecchese candidato alle prossime elezioni europee, chiederemo un incontro con i poliziotti del Sap, del Coisp e delle altre sigle sindacali per capire come si può intervenire anche a livello europeo per tutelare maggiormente le vittime del dovere.

Oggi, come allora, sono vicino ai famigliari di Francesco, che oltre al dolore per la morte del figlio, devono sopportare adesso anche questa difficile decisione da parte di uno Stato che, invece, avrebbe soltanto dovuto abbracciarli con forza. Insieme a loro, penso anche a tutti quegli agenti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e che ogni giorno rischiano la vita a bordo delle loro auto di servizio. Come possiamo chiedere il loro impegno e sforzo massimo per difendere la nostre vite, se poi quando capitano fatti del genere lasciamo che siano abbandonati a loro stessi? Penso che 28 anni siano troppo pochi per morire, ma sono stati aimè sufficienti per interrogare l'Italia, e in particolare il nostro territorio, su quanto può valere a volte la vita di un poliziotto: verrebbe da pensare davvero poco, se si pensa a come è andata a finire questa storia! 

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I nostri agenti delle Forze dell'Ordine devono essere più tutelati; chiederò personalmente un impegno ai nostri parlamentari, in particolar modo Carlo Fidanza, affinché si sforzino per proporre iniziative legislative che possano aumentare i mezzi di protezione, sia strumentali che legali ed assicurativi, al fine di garantire l'incolumità e la tutela degli uomini e delle donne in divisa. Inoltre, porterò questa particolare situazione all'attenzione dell'Assessore Regionale, Riccardo De Corato, per valutare ogni singolo intervento di vicinanza da parte di Regione Lombardia, in aiuto alla famiglia di Pischedda, magari utilizzando il fondo per le vittime del dovere.

Infine, rimane l'amaro in bocca nel vedere come questa vicenda abbia confuso il ruolo delle guardie con quello dei ladri, dove i "buoni" passano in secondo piano rispetto ai delinquenti. Oggi, anche per qualche responsabilità terza che non sarà mai accertata, abbiamo un cittadino per bene in meno, e un delinquente in più. Simili tragedie non devono più ripetersi anche se davanti a criminali simili ci sono pochi rimedi se non quello di sperare in una giustizia più amica di Abele che di Caino. A proposito di questo, sommessamente segnalo che per assistere e curare il ladro moldavo, lo stato ha già speso più di 100mila euro. Delinquente che oltretutto non avrebbe nemmeno dovuto essere in Italia, perché già latitante e ricercato in Svizzera. Quanto è valsa, invece, la vita di Pischedda? Chiedo a tutte le istituzioni di non restare in silenzio: facciano sentire la loro vicinanza alla famiglia dell'agende Pischedda e a tutti gli uomini e le donne in divisa che ogni giorno rischiano la loro vita per l'Italia e gli italiani». 

Giacomo Zamperini

già consigliere comunale di Lecco e dirigente regionale di Fratelli d’Italia

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