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Cronaca Calolziocorte / Via Giuseppe Mazzini

«In attesa per la Guardia Medica se la prendono con noi Volontari. E ora c'è chi ha paura a fare il turno»

L'allarme del presidente del Soccorso di Calolzio: «Un utente ha perfino preso a pugni l'ingresso e inveito contro la centralinista. Se ci sono ritardi legati al nuovo "numero unico" non è colpa nostra. E comunque certi comportamenti sono inaccettabili»

Un paio di settimane fa tre uomini in stato di ubriachezza sono arrivati perfino a picchiare i pugni contro la porta d'ingresso del Soccorso di Calolzio e ad inveire contro una volontaria al centralino. Il motivo? Volevano entrare dalla Guardia Medica ospitata nella sede dell'associazione perchè uno di loro non si era sentito bene. Ma, da fine luglio, prima di poter accedere al servizio in caso di visite "non urgenti" occorre prenotarsi al numero unico regionale 116117 che talvolta comporta considerevoli attese. E c'è chi in questa attesa arriva perfino a perdere la testa prendendosela con i volontari e il personale medico che, tra l'altro, con i ritardi non ha nulla a che fare.

Dagli alpini un aiuto concreto ai Volontari del Soccorso

Una questione sollevata dal presidente dei Volontari del Soccorso di Calolzio Roberto Carsana, il quale ha voluto lanciare l'allarme rispetto al ripetersi di comportamenti incivili e inaccettabili. «Due sabati fa ci sono state tre persone che se la sono presa con noi perchè non gli è stato aperto l'accesso all'ambulatorio della Guardia medica che ospitiamo in sede ed è operativo la notte e i giorni festivi - conferma Carsana - Una di loro ha addirittura scavalcato il cancello e solo l'intervento degli altri componenti dell'equipaggio ha permesso di portare la situazione alla calma. Una scena inaccettabile, esemplare di una situazione che però si sta ripetendo e aggravando. E c'è chi non vuole più fare turni notturni perchè ha paura di vivere episodi di questo tipo».

Carsana: «Noi ospitiamo quel servizio e seguiamo un regolamento»

Carsana è quindi entrato nel merito del problema. «Per attivare il servizio di continuità assistenziale, ovvero una visita consiglio sanitaria non urgente alla Guardia Medica occorre telefonare al numero unico regionale 116117 - spiega il presidente del Soccorso di Calolzio - Noi volontari comunichiamo al paziente che senza aver chiamato questo numero non è possibile parlare con il medico. Effettivamente molte volte prima che rispondano dalla centrale passano dai 10 ai 20 minuti. Così, pensando che il paziente accompagnato non sta bene, alcuni utenti se ne vanno e magari chiamano direttamente il 118 occupando così un servizio primario. Altre volte la situazione addirittura degenera, con episodi molto spiacevoli. Vogliamo ricordare che i Volontari del Soccorso di Calolzio ospitano la Guardia Medica, ma non siamo noi i gestori del servizio. Se ci sono delle lamentele, anche comprensibili, sono da segnalare all'Ats territoriale».

«Siamo sempre presenti e disponibili per chi ha bisogno»

«I Volontari di Calolzio - incalza Carsana - sono sempre presenti e disponibili nei confronti delle persone bisognose, e lo sono stati anche nel difficile periodo della pandemia. Non saranno queste incomprensioni a fare diminuire il nostro impegno per la popolazione, anzi aumentare per colmare questi inconvenienti. Ma certi eccessi non devono ripetersi».

Alunni calolziesi a lezione dai Volontari del Soccorso

Il tema è stato ripreso e confermato anche dal collega Luciano Bergamini del Soccorso di Introbio (nella foto sotto con Carsana): «Questo problema esiste anche nella nostra sede che a sua volta ospita il servizio di Guardia medica. Arriva molta gente, i tempi di attesa sono lunghi, e così i pazienti chiedono a noi di intervenire pensando che abbiamo competenza in merito, ma non è così. Da fine luglio occorre passare da questo numero. In precedenza esistiva già un numero verde, ma i tempi erano più ristretti. Le persone in attesa ci chiedono di intervenire - concludono Carsana e Bergamini - ma i volontari delle associazioni non possono farle passare se c'è quel regolamento, probabilmente reso ancora più restrittivo e ferreo dall'emergenza covid».

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